NEGOZIAZIONE E DIALOGO: STRUMENTI BASILARI PER UN “SANO CONFLITTO”
Il nostro obiettivo di genitori non è spegnere i conflitti ma ridurne il peso psicologico ed emotivo e trasformarli in occasione di negoziazione, di nuovi accordi e di cambiamento
Così scrive il noto pedagogista e formatore Daniele Novara, nel suo libro Urlare non serve a nulla. Novara è il portavoce di una sensibilità educativa che si basa tutta sulla capacità genitoriale di aprire la mente verso ciò che un figlio tenta di chiedere o vuole far capire all’adulto che ha di fronte. Può accadere a qualsiasi età certamente, ma dopo i dieci anni, entrando nella fase della crescita preadolescenziale, è il momento di affrontare i problemi, i piccoli ostacoli quotidiani, con uno sguardo più sinceramente volto a saper mediare e dialogare. Si sta formando e sta crescendo una personalità nuova all’interno del nucleo familiare, che a volte è quasi estranea al ricordo di qualche anno prima. E’ solo agli inizi della sua manifestazione, ma ha comunque tutti i diritti di avere i propri pensieri, far sentire le proprie idee sempre più in maniera incisiva.
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Quando le idee e i punti di vista sono diversi, naturalmente può accadere che avvengano discussioni, male è pensare, come afferma anche l’autore, che la soluzione sia solo quella di “soffocare” la disputa, eludere il conflitto; non sarebbe affatto giusto e rispettoso per chi si esprime, va concesso il dialogo e un libero colloquio. L ’ideale da perseguire, secondo Novara, è un ascolto reciproco, la sintonizzazione e l’attenzione sulle emozioni di chi è coinvolto, senza prevalere l’uno sull’altro; utilizzare la discussione come strumento di unione tra le parti, cercando di trasformare un bisogno, citando il Pedagogista:” […] in un interesse comune, in un cambiamento favorevole ad entrambi”.
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LE ORIGINI DEL DIALOGO: COSA SIGNIFICA “DOMANDA MAIEUTICA”
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Quando si parla di dialogo, e del concetto che porta con sé questa parola, possiamo fare molti passi indietro nel tempo, nella storia, quella greca, per la precisione, e arrivare a citare un personaggio della Grecia antica da cui origina “l’arte del dialogo”: Socrate (470/469-399 a. C.), ormai vissuto più di 2000 anni fa ma così attuale nel suo pensiero, che lo contraddistingue da sempre. Si deve a lui, infatti, il concetto di “dialogo”, il sapersi porre di fronte ad altri senza “chiusure”, cercando di accrescere la propria apertura mentale, per comprendere, ricercare; conoscere attraverso delle semplici domande, suscitando in sé e nelle altre persone dei dubbi. Un maestro di saggezza alla ricerca di verità, attraverso ragionamenti e “interrogazioni”; Socrate si addentra nella conoscenza e lo fa attraverso “la domanda maieutica”.
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Il termine “maieutica”, come riporta Daniele Novara, sempre nel libro Urlare non serve a nulla, ha origini greche maieutiké téchne che vuol dire “l’arte della levatrice o dell’ostetricia”, ovvero far nascere, declinato nel senso di offrire l’opportunità di scoprire e svelare qualcosa di nascosto. Attraverso il dialogo aperto e le domande, apprendere ulteriori informazioni utili. Novara scrive ancora, proprio a tal proposito, che la domanda maieutica fa sentire il proprio figlio considerato, così da stimolare la sua espressione, i suoi voleri. La “domanda maieutica”, di cui ci parla il Pedagogista, è una straordinaria ed efficace modalità di aprirsi all’ascolto dei bisogni del proprio figlio, rimanendo comunque centrati sulle proprie responsabilità e sulla serietà del proprio ruolo genitoriale. Si tenta di capire ciò che avviene, per gestire il conflitto in modo ragionevole, aspirando ad un incontro tra le parti.
ALCUNI CONSIGLI PER SOSTENERE UN “BUON CONFLITTO”: SI PARTE DALLA DOMANDA MAIEUTICA
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Chiaramente se si pensa alla parola “conflitto” e al suo significato, non c’è nulla che si possa associare al concetto di “buono”; eppure, attraverso il contributo di Daniele Novara, si è compreso come effettivamente sia realizzabile una relazione tra i due termini. Con l’aiuto della domanda maieutica, attraverso l’utilizzo di questo strumento educativo, il conflitto diventa una occasione di crescita e scambio. Maieutica per “costruire ponti”, avvicinarsi all’altro, tentando di creare delle soddisfacenti connessioni, comprendendo più e differenti punti di vista, accogliendo pensieri diversi, ponendosi in ascolto.
Il noto Pedagogista, nell’altro suo libro Nessuno si educa da solo, riassume in pochi semplici ma fondamentali punti, come sia possibile e attuabile un “sano conflitto”, senza che il litigio degeneri. Vediamo, qui di seguito, cosa suggerisce:
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- Innanzitutto, e ovviamente, la “domanda maieutica”: una forma di comunicazione che contribuisce ad unire nei momenti più delicati, quando le incomprensioni sembrano insuperabili;
- L’educazione in tutti gli ambiti: dare valore ad una adeguata educazione in famiglia e a scuola; l’istituzione scolastica è un valido sostegno, un complemento essenziale, se lasciamo che ci consigli per il bene dei nostri figli;
- Va bene il “sano conflitto”, ma l’uso della violenza, qualsiasi forma, non è mai una modalità risolutiva;
- Il dialogo e la comunicazione per essere efficace deve includere un ascolto aperto, nel pieno rispetto delle parti coinvolte (genitore-figlio).
- In ultimo, ma non meno importante, evitare la ricerca del “colpevole”; è consigliabile analizzare anche il proprio e personale operato con una attenta autocritica.
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a cura di Roberta Favorito
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