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IL NIDO: UN AMBIENTE EDUCATIVO DA VALORIZZARE

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IL NIDO: UN AMBIENTE EDUCATIVO DA VALORIZZARE

Il nido è molto spesso messo in discussione, oggetto di critiche ed etichettato come un mero servizio di “accoglienza”, quasi una “sala d’aspetto”. In sostanza, solo un luogo dove lasciare fisicamente i propri piccoli, talvolta anche malati, quando non è possibile rimanere a casa, oppure semplicemente dove si cerca di delegare a qualcun altro la sorveglianza del proprio bambino/a per tutta una serie di altri motivi. Per fortuna non è affatto così: piccolo o grande, micronido oppure strutturata istituzione pubblica e comunale, il nido è da sempre un validissimo aiuto per le famiglie, un supporto che risponde alle esigenze lavorative dei genitori, ma non solo. Perché il nido è molto di più e la sua importanza non va trascurata. Chi ci lavora intraprende una vera missione educativa e proprio lì tutti i più piccini costruiscono, in accordo e in unione con la famiglia, delle solide basi per una sana crescita e uno sviluppo armonico.

L’ambiente del nido è pensato appositamente per andare incontro allo sviluppo globale del bambino: dal punto di vista fisico, emotivo e sociale. Un luogo di incontri, relazioni interconnesse e ricche di significato: bambini che ne conoscono altri e convivono con diversi caratteri, condividendo la stessa esperienza e tanti mondi interiori. Le educatrici con loro, che li guidano e diventano dei punti di riferimento fondamentali, presenze costanti, quando il genitore non può essere presente. Insomma, un luogo in cui sviluppo affettivo e cognitivo può essere coltivato in armonia, dove si inizia a percorre la strada per diventare grandi, per fare piccoli e grandi passi in avanti.

PROGETTI E PROGRAMMAZIONE AL NIDO

Giochi, socializzazione e affettività sono centrali nell’organizzazione della quotidianità nel nido: educatrici, educatori ed insieme a loro chi coordina tutto, hanno le competenze necessarie e gestiscono vari compiti e funzioni, attraverso dei precisi programmi e  progetti pedagogici, senza lasciare nulla al caso. Attraverso dei progetti e delle programmazioni si raggiungono obiettivi e risultati. L’azione educativa stimola i bambini a scoprire ed esplorare, la realtà diviene sempre più concreta e comprensibile, con essa si realizzano e compiono dei traguardi di crescita importanti. I rapporti interpersonali crescono e le relazioni tra bambini, ma anche e soprattutto con le educatrici/educatori, si consolidano sempre di più, creando dei forti legami ricchi di sentimento.

Il progetto educativo e la annessa programmazione di un nido vengono concordati da chi educa e da chi coordina, che oltre e formare un gruppo di lavoro ben affiatato, deve pensare agli obiettivi da far raggiungere ai piccoli. Non si tratta di una “didattica” incentrata principalmente su traguardi formali e standardizzati, ma di un delicato equilibrio psicoemotivo e cognitivo da perseguire per dei bimbi che vanno dai 6 o 12 mesi circa, fino ai 36 mesi, con le tempistiche che occorrono ad ognuno.

DUE IMPORTANTI AREE DI SVILUPPO

Una programmazione “tipo” viene articolata seguendo alcuni criteri, dando spazio ad alcune aree di sviluppo cardine, due nello specifico:

  • Area Socioaffettiva: i rapporti interpersonali, reciprochi e di socializzazione, quello che più caratterizza la frequentazione del nido; la conoscenza reciproca tra bambini e tra bimbi e educatrici. Lo sguardo aperto all’esplorazione e alla scoperta di persone, cose e ambienti anche esterni: giardini, piccoli parchi giochi allestiti. La meraviglia della conoscenza delle emozioni e delle identità che formano una classe; osservare il proprio corpo e i movimenti in crescita, le evoluzioni del corpo e dell’anima.
  • Area dell’Autonomia: un’area di sviluppo davvero fondamentale da curare, imparare a fare da sé come principale obiettivo, interiorizzare piccole routine e crescere sapendo di potercela fare, accrescendo conseguentemente la propria autostima. Attraverso il sostegno delle educatrici/educatori, riuscire quindi a raggiungere dei piccoli ma anche grandi obiettivi fondamentali: saper mangiare da sé, portando la posata alla bocca, lavarsi le manine e riuscire piano piano anche ad andare in bagno soli. Perfezionare le abilità fine-motorie con l’aiuto di giochi finalizzati alla manipolazione di piccoli oggetti, anche solo creare un collage con pezzetti di cartoncino colorato.

 COSA OCCORE PER UNA SANA RELAZIONE CON LE FAMIGLIE

Di primaria importanza è che tra educatori e genitori vi sia un equilibrio e una forte intesa reciproca per il bene del bambino, perché ovviamente c’è una grande responsabilità che riguarda l’educazione e lo sviluppo di quest’ultimo. Vediamo qualche chiarimento a tal proposito, cosa comporta la decisione di affidare il proprio figlio a dei professionisti come lo sono gli educatori/ educatrici o pedagogisti:

  1. La fiducia verso chi si occupa del bambino è necessaria, riconoscere dunque la piena capacità, competenza e formazione delle figure professionali all’interno del nido.
  2. Integrare nel proprio ambiente familiare il nuovo ambiente del bambino, nuove abitudini e apprendimenti, accogliendo positivamente piccole e grandi novità.
  3. Per riuscire ad amalgamare, per quanto possibile, le due realtà del bambino, occorrono, innanzitutto, degli incontri periodici dove poter discutere e confrontarsi con le famiglie su progetti, progressi e anche eventuali problematiche rilevate. L’ apertura all’ascolto è certamente la base da cui partire.
  4. Lo scambio di informazioni reciproco ha come obiettivo quello di lavorare in sintonia e in accordo, procedendo in un’unica direzione per la riuscita della “missione” educativa.
  5. Dunque, da entrambe le parti non deve emergere nessuna competizione, il bambino è la priorità e gli farebbe di certo male percepire un clima teso da parte delle sue figure “guida” di cui ha piena fiducia.
  6. In ultimo, quindi, utilizzare le argomentazioni emerse dagli incontri solo come spunti di riflessione e miglioramento. Chi affianca i bambini al nido è un prezioso valore aggiunto da considerare, e ha come unico scopo quello di sostenere mamme e papà; assolutamente non di sostituire, MAI, ma solamente di consigliare e di “accompagnare” nel delicato e straordinario “lavoro” genitoriale.

a cura di Roberta Favorito