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Preadolescenza: il passaggio dall’essere genitori di un bambino a genitori di un preadolescente

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Preadolescenza: il passaggio dall’essere genitori di un bambino a genitori di un preadolescente

Impegno, dedizione, anche spesso fatica e tanta pazienza sono alcuni dei requisiti che i genitori devono tener presenti quando si affronta il passaggio dal mondo dell’infanzia a quello della preadolescenza. A proposito dello sforzo notevole da parte dei genitori, il noto pedagogista e formatore Daniele Novara affronta la tematica dell’educazione nella fase preadolescenziale.

Cos’è la preadolescenza

Secondo quanto afferma Novara, nel suo testo Urlare non serve a nulla – Rizzoli Libri, la preadolescenza è una fase ben precisa, precedente alla piena adolescenza, che si colloca tra gli 11-14 anni,  un momento di svolta e abbandono dell’infanzia per entrare a far parte del mondo degli adulti, ma ancora non pienamente consapevoli. Spesso, ci dice l’autore, la non coscienza di ciò che accade nella mente e nel corpo, la poca consapevolezza, appunto, porta i ragazzi a sentire un forte bisogno di distacco dai genitori, ma con una eccessiva, esagerata spinta nel farlo.

Arriva un momento in cui bambine e bambini che approcciano al mondo dei “ragazzi” non sono pronti emotivamente e cognitivamente, la loro maturità è insufficiente e non garantisce l’ottenimento di ciò che si vorrebbe realizzare realmente. Una età, una fase di vita in cui ci si sente vulnerabili, si è fragili e insicuri come sottolinea l’autore, e spesso ci trova a voler tutto senza attendere i giusti tempi, a voler crescere ed essere grandi troppo in fretta. I genitori sono dunque in preda a questo cambio repentino e faticano a trovare le giuste parole, sentimenti e metodi per stargli accanto, per una adeguata educazione.

La preadolescenza anziché essere una “zona di cuscinetto”, come scrive Novara, un momento di preparazione all’adolescenza, di lenta evoluzione, è ai nostri giorni una “un fulmine a ciel sereno”, dovuto anche all’eccessiva intrusione del marketing e del mondo dei social. Nel suo libro, il pedagogista afferma:” La preadolescenza è diventata un’età difficile e anche molto conflittuale, sia internamente che con i genitori, perché è in pratica l’unica vera età di passaggio, di transizione dall’infanzia a qualcos’altro”.

Per approfondire:

I GIUSTI APPROCCI NELLA FASE PREADOLESCENZIALE: “NUOVE” REGOLE E METODI EDUCATIVI

Attraverso le interessanti riflessioni contenute nel testo succitato di Daniele Novara, vediamo come, dalla fine dell’infanzia, le regole e i limiti cambiano, acquisiscono un diverso valore, diventano strumenti con finalità differenti. Se prima, durante il periodo dell’infanzia (fino ai dieci/undici anni, circa) è esclusivamente compito e responsabilità dei genitori impostare una chiara linea di regole, dei limiti precisi in casa, nella fase preadolescenziale e in seguito adolescenziale, come riporta Novara:” […] è necessario che i genitori sappiano negoziare le regole”.

Tutto con lo scopo di condurre il proprio figlio verso un’autonomia sempre più crescente; regole per diventare grandi, senza controlli estremi o inutili rigidità, evitando sistemi punitivi. Novara ricorda come le regole siano funzionali nel costruire una sicurezza, un contenimento che funga da sostegno, dentro cui però potersi muovere con libertà; come siano necessarie per rendersi responsabili, rispettando quanto negoziato e in ultimo, come rendano l’organizzazione dei propri compiti e della vita in famiglia più semplice e meglio strutturata.

Se negoziare le regole è necessario, non meno è utile tentare di creare una relazione con un ragazzo o ragazza in fase preadolescenziale, utilizzando un metodo, una “tecnica educativa” che il nostro autore definisce: “La tecnica del gatto”. Gatto perché? Perché, quando si parla di fase pre e adolescenziale, il paragone con un animale felino è calzante: non è facile da inseguire, tende a rifugiarsi senza farsi vedere o dare nell’occhio e tira fuori le unghie, se inquieto e per difendersi. Il genitore deve quindi provare ad avvicinarsi con estrema cautela, il che vuol dire attendere il giusto momento e soprattutto non diventare troppo invadente e pressante nel dialogo.

CHI SONO I “TWEENS”: COMPRENDERLI E GESTIRE I CONFLITTI, “LITIGANDO BENE”

Il già noto terapeuta familiare Jesper Juul, nel suo libro I no per amare, riferisce il termine “tweens” alla fascia di età che va tra i dieci e i quattordici anni; “in-betweens”, ovvero fase di vita che si colloca tra infanzia e adolescenza, definita dagli psicologi come “prepuberale”. L’inizio della vita di un ragazzo o ragazza in cui entrano dirompenti le idee e le opinioni dei coetanei, non sono più i genitori gli unici a guidarli ed ispirarli, novità e contrasti cominciano ad esistere e bisogna necessariamente trovare un equilibrio tra la nuova visione del mondo che gli si viene a prospettare e quella mostrata fino a quel momento dalla propria famiglia.

Si presentano le liti più forti e conflitti sempre più frequenti con la mamma ed il papà, che devono cambiare l’approccio relazionale ed essere i primi a comprendere e a modellarsi, a adattarsi alle evoluzioni dei propri figli.

Per Daniele Novara, è fondamentale lavorare da subito per arrivare pronti a questa fase: pronti, nel senso di allenare i bambini, fin dalla tenera età, a “litigare bene”. Litigare in una accezione del tutto positiva, accogliente e mai respingente, come occasione per apprendere ad autoregolarsi, per provare ad analizzare criticamente ciò che accade intorno e riuscire ad accettare anche i diversi punti di vista che si presentano. Confrontarsi sapendo di poter aver torto, ammettendolo e accettando quindi le frustrazioni che ne derivano; rispettando un parere differente nell’ottica di uno scambio e una crescita reciproca. Imparare ad interagire con lo scopo di capirsi a vicenda e trovare un punto d’incontro.

a cura di Roberta Favorito