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I BISOGNI E I DESIDERI NEL CUORE DEI BAMBINI

I BISOGNI E I DESIDERI NEL CUORE DEI BAMBINI

I BISOGNI E I DESIDERI NEL CUORE DEI BAMBINI

Attraverso le parole del terapista familiare Steve Biddulph, nel suo testo “Il segreto dei bambini felici – Steve Biddulph”, proviamo a comprendere le reali necessità e i veri bisogni di tutti i bambini. Si dice in genere che, soprattutto i più piccini, chiedano solamente di volere dormire e mangiare, dunque che siano soddisfatte solamente le esigenze fisiche primarie (bere, mangiare e dormire). I bambini però, e includiamo anche i più grandi, non sono esattamente felici solo quando mangiano bene oppure dormono un numero di ore sufficienti a farli riposare; il mondo dei genitori non deve assolutamente tralasciare questo importante concetto, perché, molto spesso, le sole esigenze primarie non sono affatto in grado di garantire un sano sviluppo globale del bambino. Infatti, I bambini anche non troppo piccoli, all’incirca tra i tre e i cinque anni, vogliono essere anche notati, visti e “guardati”, come afferma anche il nostro autore; ascoltati per quello che sono, vogliono poter far parte di un discorso, condividere, naturalmente sempre nella loro espressività più originale e anche complessa, con i loro tempi, le loro paroline e i gesti affettuosi così comunicativi, pensieri, sentimenti e momenti gioviali con la propria mamma ed il proprio papà. Perciò, i bambini hanno assoluto bisogno di essere soddisfatti e “nutriti “anche dal punto di vita psicologico:

  • Un bisogno di incitamento, di apprezzamenti sinceri, senza dimenticare la dimostrazione di affetto.

  • Il bisogno di stimoli è altrettanto fondamentale e basilare per una sana crescita psicofisica; dunque, occorre presenza da parte del genitore e un tempo di qualità impiegato per le attività ludiche da svolgere assieme.

  • In ultimo, ma non per ordine di importanza, il dialogo e l’ascolto; momenti di comunicazione e scambi di pensieri e parole.

  

PARLARE E COMUNICARE: ANCHE QUESTO È NUTRIMENTO… MA PER LA MENTE

Il pianto è solo un mancato soddisfacimento di un bisogno fisico primario oppure il bambino che si lamenta vuole comunicare all’adulto qualcosa di diverso, una richiesta di aiuto, un bisogno da colmare che va oltre il voler mangiare o il dormire? Perché i bambini dovrebbero fingere crisi di pianto oppure divertirsi a creare problemi mettendosi nei pasticci? Davvero esistono bambini “cattivi”? Oppure c’è una spiegazione più sensata e anche più semplice. Effettivamente, esistono delle motivazioni ad alcuni comportamenti, spesso etichettati proprio dagli stessi genitori, ma anche dagli insegnanti e educatori, “devianti” o “provocatori”. Steve Biddulph ne elenca alcune, vediamo qui di seguito:

  • Il non sentirsi apprezzati ed accolti è fonte di disagio per il bambino e motivo di disubbidienza: concentrarsi su di lui/lei, dedicare coccole e serenità, attimi di calore sono la giusta soluzione.

  • La noia porta il bambino a lamentarsi o anche a trovarsi in situazioni spiacevoli, ha poi motivo di creare scompiglio e litigare: stimolarlo, giocare insieme, uscire fuori con la palla, o con un meraviglioso aquilone, proporre idee alla sua portata sono le migliori scelte per ovviare al problema.

  • Essere ignorati, lasciati soli per molto tempo (es. davanti la tv) crea nel bambino un sentimento di colpevolezza, la confusione lo attraversa perché pensa di essere sbagliato, il tutto non aiuta certamente lo sviluppo della sua autostima e provoca atteggiamenti scontrosi: è necessario poco tempo ogni giorno per scambiare due parole, condividere pensieri e sentimenti, attimi di unione e di gioco, di vicinanza e pura affettività per comunicare di esserci.

 

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La parola, quindi, le “chiacchiere” e gli scambi verbali tra genitori e figli, sono momenti di conoscenza, scambio di amore reciproco, che aiutano bambino a sentirsi protetto e rassicurato, “riconosciuto” e apprezzato dalle parole dell’adulto, sin dall’inizio, da quando il bambino è neonato. Dialogare e parlare, leggere favole e cantare e inventare filastrocche sono attività che, se intraprese dalla nascita, acquisiscono una ulteriore valenza, contribuiscono infatti allo sviluppo verbale e del linguaggio, alla corretta esposizione ed espressione delle prime paroline ma anche, successivamente, dei primi concetti.

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I DONI INTANGIBILI PER I BAMBINI: SODDISFARE I BISOGNI DELLA LORO PSICHE

Provare a pensare a cosa sia un dono è abbastanza semplice: un regalo, come un giocattolo ricevuto da un bambino, un oggetto tangibile, quindi, in grado di dare felicità in un solo attimo, anche soddisfare uno dei bisogni primari, come il mangiare, può creare un immediato senso di benessere. Invece, quando si parla di “doni intangibili” viene qualche dubbio e perplessità, ma esistono anche quelli, dei “doni invisibili”, in grado di contribuire attivamente al benessere del proprio figlio, anche se non nell’immediato presente.

Becky A. Bailey, specializzata in psicologia dello sviluppo e educazione della prima infanzia, nel suo testo “Facili da amare, difficili da educare”,  sottolinea come l’empatia sia uno di quei “doni”; educare all’empatia è fondamentale per un sano sviluppo psicoemotivo e l’autrice elenca alcuni degli insegnamenti che un bimbo riceve quando si riesce a creare quella speciale sintonia con i propri genitori:

  • Conoscere tutta la gamma di emozioni, riconoscerle e saperle accettare, anche quelle più complicate

  • Poter essere in grado di dare ad ogni emozione un nome.

  • Diventare consapevoli della propria interiorità, in grado quindi di saper gestire la propria emotività, senza reprimerla.

  • Riuscire ad esprimere le emozioni anche agli altri.

Dunque, provare ad essere dei bravi genitori, come afferma anche Bailey, vuol dire donare anche altro, “elementi intangibili” veicolati con molta dedizione e attenzione, che contribuiscono ad accrescere uno stile di vita sano, uno stato emotivo equilibrato. Secondo la psicologa, al bambino vanno offerti inoltre:

  • Forza d’animo e supporto emotivo, positività e niente sensi di colpa.

  • Una vita serena e piena d’amore, non diretta a soddisfare le altrui aspettative.

  • Competenze emotive e comunicative, per essere partecipi nella società, contribuire al meglio e con le proprie uniche caratteristiche.

 

di Roberta Favorito