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Si torna al lavoro: meglio affidare il bambino al nido o ai nonni?

Si torna al lavoro: meglio affidare il bambino al nido o ai nonni?

È un quesito che moltissime mamme, in procinto di tornare al lavoro, si pongono per il benessere del proprio bambino: il nido o i nonni?

Cominciamo innanzitutto col dare più valore al luogo che, per i primi tre anni di vita del bambino, si occuperà di lui: come ci descrive anche il noto pedagogista Daniele Novara, nel suo libro I bambini sono sempre gli ultimi le istituzioni si stanno dimenticando del nostro futuro” (dal sottotitolo del suo volume) perché purtroppo non permettono di considerare gli asili nido come una vera realtà educativa, ma solamente un supporto “pratico” ai genitori che devono lavorare. Il nido invece ha un altissimo valore pedagogico, lì lavorano educatrici e personale competente e qualificato che contribuisce in maniera attiva e propulsiva alla crescita dei nostri piccolini; professionisti appassionati che hanno ruoli di grande responsabilità e possono essere grandissime risorse per affiancare neomamme e neopapà durante il loro percorso genitoriale, soprattutto nella primissima infanzia.

Certamente fondamentale la presenza dei nonni per i bambini, ma come sottolinea Novara:

“Non c’è nonna volenterosa che tenga; spesso, tra le mura domestiche, si finisce per affidare i più piccoli a uno schermo luminoso”

perché è un momento della vita in cui andrebbe goduta la libertà, una fase di meritato riposo dai doveri passati, dal lavoro svolto, e decisamente un ruolo diverso rispetto a quello del “sostituto genitore”. Essere nonni dovrebbe voler dire concentrare tutto nei piaceri del vivere i propri nipoti, niente doveri quotidiani, ma soltanto gioco, spensieratezza ed incontri spontanei fatti solo di leggerezza.

Nonni come “supplenti” dei genitori: un ruolo troppo delicato

Quando sono i nonni a rivestire il ruolo genitoriale, in assenza di questi ultimi per motivi di lavoro, molto spesso accade che la cura del proprio nipote-nipoti divenga estremamente faticosa: talvolta, sono i nonni stessi ad essere insistenti nel voler curare e sostituirsi ai propri figli, e la troppa invadenza incrina parecchio i rapporti familiari. 

Dando e affidando i propri figli ai nonni nel quotidiano, compresi gli impegni sportivi dopo la scuola o attività extra scolastiche di vario genere (scuola di musica, canto ecc..), magari anche durante periodi di malattia del bambino, quindi non occasionalmente, per divertimento o svago, possono naturalmente e mai diversamente da così, presentarsi scenari e problematiche di vario tipo:

  • l’eccessivo entusiasmo può far sì che i nonni prendano il sopravvento e i figli si sentano scostati dal loro ruolo principale, suscitando gelosie e frustrazioni.
  • Lasciare ogni giorno il proprio bambino alle cure dei nonni potrebbe affaticare in eccesso i nonni stessi, al giorno d’oggi ci sono anche dei nonni che lavorano ancora.
  • I nonni, abituandosi ad incontri giornalieri e continuativi, potrebbero rendere il loro rapporto con i nipoti ossessivo ed esagerato, quasi morboso.
  • Facendo le veci del genitore, i nonni potrebbero sentirsi in dovere di contrastare i dettami e le regole decise dai genitori, venendo poi a generare discussioni o liti familiari, non tralasciando il fatto che i bambini sarebbero confusi sui ruoli e sul da farsi, su cosa seguire e chi ascoltare.
  •  Come afferma il terapista familiare Steve Biddulph, nel suo libro “Il segreto dei bambini felici”, i nonni saranno tentati spesso di rivestire un altro ruolo, se non ci saranno le giuste distanze e divisioni delle parti, si sentiranno in dovere di interferire e offrire ai nipoti qualcosa che non hanno potuto offrire ai loro figli in passato, creando scompiglio in momenti in cui servirebbero solo calma, serenità e sicurezza.

Emerge, dunque, la necessaria figura di un nonno come quello che realmente dovrebbe essere, senza dover sostituire i genitori e ricoprire ruoli differenti, oltremodo difficoltosi; a tal proposito, l’innovatore della neuropsichiatria infantile del primo dopoguerra, Giovanni Bollea afferma, sui nonni e la loro vera essenza, quanto segue:

“Essi rappresentano l’elemento dolce dell’infanzia, proprio perché non hanno, e non debbono avere il compito educativo dei genitori”. 

Una sana relazione tra nonni e nipoti: racconti di vita passata, storie, ricordi e tanto gioco

Partendo dalle succitate parole di Giovanni Bollea, è chiaro quindi come non sia adatto ai nonni ricoprire la funzione genitoriale, un compito davvero oneroso, complicato ed estremamente non facile da accettare. Sì, perché combinare e scambiare i ruoli non va di certo a favore della giusta relazione che dovrebbe esserci tra nipoti e nonni, irrompe come qualcosa di forzato: è esatto che i nonni siano parte della vita dei propri nipoti, indispensabile, come altrettanto lo è che ci siano con degli scopi precisi, con le funzioni che più gli si addicono che contraddistinguono il loro “essere nonni”, anche da un punto di vista pedagogico: 

  • Nonni come custodi delle radici, di storie e identità passate, generazioni a confronto.
  • Nonni e nonne anche veri eroi di guerre ed infiniti racconti su esse; sulle esperienze di anni difficili, ma anche di racconti felici e divertenti. 
  • Avvenimenti riportati alla luce dai loro aneddoti che lasciano col fiato sospeso, storie anche nostalgiche di un tempo che fu e che ha lasciato in loro memorie piene di mille emozioni.
  • Nonni narratori di leggende, favole e filastrocche.
  • Nonni ascoltatori e consiglieri: proverbi saggi e tradizione orali tramandate.
  • Piccoli e grandi vizi, insieme a tanto gioco e divertimento, senza prendersi tanto sul serio, quello è compito solo dei genitori, loro lo sono stati, ora facciamoli essere NONNI!
  • Nonni che sfogliano immensi album di vecchie foto in bianco e nero, con quel profumo di antico che non stanca mai e trasporta in una epoca ormai lontana.