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Il percorso del bambino verso l’autonomia: dalle tappe di sviluppo della mano all’esperienza diretta

Il percorso del bambino verso l’autonomia: dalle tappe di sviluppo della mano all’esperienza diretta

La nota e famosa pedagogista dei primi del Novecento, Maria Montessori, sottolinea come  caposaldo centrale, nella sua teoria sull’educazione, lo strettissimo collegamento tra lo sviluppo psichico di un bambino e lo sviluppo della sua mano; conosciamo le tappe di tale sviluppo, da zero a due anni circa, come anche ci descrive  nel suo volume La mente del bambino: Mente assorbente – Maria Montessori:

  • 0-6 mesi: sono in atto degli adattamenti fisiologici della mano, l’istinto è il primo atto per poi evolversi nell’azione intenzionale di voler afferrare gli oggetti.
  • 6-12 mesi: il bambino desidera, sceglie di voler afferrare sempre con più consapevolezza; lo scopo del prendere diviene centrale.
  • 12-18 mesi: comincia a misurarsi con il peso degli oggetti, vuole prendere e tirare su, prove di forza, resistenze e si tentano i primi arrampicamenti.
  • 12-24 mesi: le sue mani lavorano per esperienza, cerca di imitare e sviluppa una sicurezza nell’afferrare e sostenere oggetti anche più pesanti; sposta facilmente gli oggetti ed è quindi pronto ad una ulteriore evoluzione versa l’indipendenza.

Dunque, dopo i due anni, tra i tre e quattro anni, il bambino sarà maggiormente alle prese con oggetti da manipolare, lo vedremo sempre giocare con qualcosa; andrà avanti, sempre di più, elaborando con le sue mani quanto acquisito in precedenza. Attraverso l’uso delle mani crescerà e svilupperà la sua intelligenza.

Nel periodo infantile, sempre secondo Maria Montessori, quindi avviene la creazione di tutto, l’elaborazione della mente di ogni bimbo: nasce il linguaggio e si formano gli organi diretti, nel suo cervello, che gli permettono di parlare e pensare. Si plasma una mente creativa e curiosa che assorbe tutto quanto è intorno, la sua coscienza prende vita attraverso le sue scoperte e i suoi movimenti; ecco l’esperienza, dunque, la conquista dell’ambiente che vive: sperimenta, gioca, corre ed è libero di curiosare. La sua esperienza cresce e la sua mente con essa.

L’esperienza e l’ambiente secondo Dewey

Anche per il noto filosofo del Novecento, John Dewey, l’esperienza è il fulcro di una giusta educazione, che permette al bambino di crescere ed essere responsabile. La sua pedagogia, come anche quella di Maria Montessori, è incentrata ispirata al concetto di esperienza concreta, ovvero scoprire, indagare, provare e sperimentare cose nuove, al fine di sviluppare nel bambino intelligenza e personalità.

Dewey approfondisce il tema, evidenziando come le esperienze, belle, gioiose o sgradevoli che siano, debbano necessariamente aver valore educativo per quello che poi si andrà ad intraprendere in futuro: se l’esperienza sbagliata, in passato, non porterà ad un cambio di prospettiva futura, se l’errore verrà costantemente ripetuto, sicuramente la crescita si arresterà. 

Si fa esperienza vivendo l’ambiente intorno, con cui il bimbo deve interagire, ed è importante ed influente nel suo percorso di crescita e sviluppo e, proprio a tal proposito, Dewey afferma:

” L’individuo vive in rapporto col suo ambiente, quindi le condizioni che interagiscono con i bisogni, desideri e capacità personali, per creare l’esperienza che si compie”.

Per cui, lo scopo principe del far fare esperienza al bambino, attraverso il rapporto con l’ambiente, è proprio quello di renderlo responsabile e consapevole dei propri errori, per poter continuare a crescere nella maniera più sana e serena possibile, valorizzando il benessere psicofisico, cercando di capire cosa modificare, cosa non ripetere, affinando le sue capacità cognitive, d’apprendimento e, conseguentemente, divenire sempre più autonomo e libero.

L’educazione all’autonomia: cosa è giusto fare…

Abbiamo visto come la mano concorra a far sviluppare nel bambino importanti aree del suo cervello; la motricità fine, quindi, rappresenta per il bambino una tappa, un trampolino da cui partire per una acquisizione totale della sua autonomia. La mano è correlata ai centri nervosi e conduce l’essere umano alla evoluzione di importanti funzioni cerebrali primarie, cognitive ed esecutive.

Le mani sono stretta relazione con l’esperienza che il bambino fa nel suo ambiente e sono il suo principale strumento di crescita; ecco, dunque, qualche esempio utile di stimolazione ed intervento educativo, graduale nel tempo, finalizzato al raggiungimento dell’autonomia:

  • Innanzitutto, anche da 12-15 mesi, la stimolazione di abilità tattili, del coordinamento occhio-mano, attraverso uso di strumenti come la plastilina (“das, pongo o pasta di sale”) e uso di pennelli di varie grandezze, utili al caso anche lo spago e delle perline da far infilare al bambino con tutta calma e la dovuta concentrazione, sempre adeguatamente supervisionato un adulto.
  • Ad un anno circa (12 mesi), il bambino può anche mettere e togliere i tappi alle bottiglie, svitare e avvitare sono esercizi di manipolazione fine utilissimi.
  • Aprire e chiudere sportelli, se fatto come gioco, istruito e sempre guidato da un adulto, anch’esso risulta un valido strumento di apprendimento.
  • Svuotare recipiente e riempire, gli stessi travasi con liquidi sono straordinari e piacevoli momenti da far vivere al bambino.
  • Con la crescita, 4-6 anni circa, provare a far chiudere da solo la cerniera lampo, e come ultimo passo, quello di allacciarsi le scarpe, come conquista gratificante da sollecitare soprattutto dopo i 5 anni, all’ingresso della scuola primaria. 

… cosa è meglio evitare

Daniele Novara, noto pedagogista,  nel suo libro Non è colpa dei bambini. Perché la scuola sta rinunciando a educare i nostri … – Daniele Novara , ci parla dell’ingresso nella scuola primaria, come nuova fase di vita del bambino, di come la lettura e il riconoscimento delle lettere siano competenze prioritarie già in partenza.  Afferma, come tali facoltà possano venir compromesse in una fase precedente, da alcune abitudini sbagliate, che non sollecitano assolutamente l’acquisizione dell’autonomia; concorrono a bloccare lo sviluppo di importantissime componenti neuro-cerebrali, rallentando l’apprendimento linguistico e portando i bambini a dover colmare delle lacune, già in prima elementare.

Un esmpio sempre più ricorrente, è qello legato all’uso smodato e poco controllato di schermi, tastiere e touch screen, in particolar modo, come l’interazione del dito con lo schermo influisce sulle competenze linguistiche del bambino e riduce notevolmente lo sviluppo della sua motricità fine, che, come abbiamo visto prima, è il punto focale da cui partire per l’acquisizione delle più importanti funzioni del cervello, esecutive e cognitive.