Se sbagliare è umano, punire il bambino non lo è
Tramite le attività in libertà, i bambini si uniscono in una società così speciale, da renderci convinti che essi dovrebbero essere sempre lasciati liberi da ogni interferenza. Ma come può un bambino progredire, se non gli si correggono gli errori – anche con eventuali punizioni?
Nell’educazione comune, il compito fondamentale è quello di correggere, tanto sul campo morale che intellettuale. L’educazione cammina secondo due direttive: dare premi o punizioni ma se un bambino riceve premi o punizioni, significa che non ha l’energia di guidarsi e che egli si rimette alla continua direzione di chi lo guida. I premi e le punizioni, in quanto estranei al travaglio spontaneo dello sviluppo del bambino, sopprimono e offendono la spontaneità dello spirito. Si deve rendere possibile la difesa della spontaneità.
Maria Montessori, nota Pedagogista del Novecento e pioniera dell’educazione “libera”, afferma che solo l’esperienza e l’esercizio ripetuto correggono gli errori. L’acquisto delle varie capacità, richiede tempo ed esercizio continuativo. Se un bimbo manca di disciplina, diventa disciplinato lavorando in società con altri bimbi, e non col sentirsi rimproverato o corretto.
Possono anche commettersi degli errori e il bambino può non accorgersi di farli, ma anche chi educa può sbagliare senza sapere di commettere errori.
Ora consideriamo l’errore per sé stesso. Necessario è ammettere che tutti possiamo sbagliare. E’ una realtà della vita, cosicché l’ammetterlo è un gran passo verso il progredire. Se si deve percorrere il sentiero della verità e della realtà, si deve ammettere che tutti possiamo sbagliare, altrimenti saremmo tutti perfetti.
Allora, sarà meglio avere, verso l’errore, un atteggiamento propositivo ed accogliente, in modo tale che si sviluppi una consapevolezza verso esso.
La consapevolezza e il controllo dell’errore
Molti errori si correggono spontaneamente nel corso della vita: il piccolo di un anno, che comincia la sua “corsa”, prima inciampa, poi si rialza e riesce a camminare, dopo esser caduto più volte. Corregge il suo errore facendo la sua esperienza, crescendo quindi.
Maria Montessori dà piena fiducia al bambino (cfr. Il bambino è il maestro: storia di un medico, di un’educatrice, di una donna moderna), e non dimentica di sottolineare come bisogna riconoscere l’errore e avere la capacità di correggersi. Il maestro o il genitore che si crede perfetto, non sarà mai un bravo educatore. Bisogna star attenti agli errori, sì, ma farli, controllarli e riconoscerli anche, per poterli poi usare come esperienza, così dovrà poter far il bambino durante la primissima infanzia.
Quindi non è importante l’errore ma il controllo individuale di tale errore. Se non ho l’abilità di controllare i miei sbagli, dovrò rivolgermi a qualcuno che può non sapere meglio di me. Quanto è più importante, invece, capire gli sbagli che si fanno e sapersi controllare.
Una delle più grandi conquiste della libertà psichica è il rendersi conto che noi possiamo fare un errore e possiamo poi riconoscere e controllare l’errore, senza dover cercare aiuto. Quindi, necessario presupposto per una buona educazione è la possibilità di controllare da sé l’errore, che a sua volta presuppone tre concetti base:
- Esiste una possibilità di procedere, cioè nell’avere una libertà ed un via sicura, il mezzo di dire ai noi stessi se e quando sbagliamo;
- Seguendo il precedente principio, non importa se incontriamo madri o insegnanti imperfette, i bambini simpatizzano con gli errori degli adulti;
- Sapere che tutti possono sbagliare, i “grandi” come i “piccoli”, diventa per il bambino un aspetto rilevante della vita, e provoca nel suo cuore un grande affetto, che lo porterà ad accogliere e controllare i suoi errori.
I nostri amici errori
Mutare e capirsi sono alla base di un rapporto tra persone non perfette, ecco che gli errori si fanno “amici”: c’è unione, se insieme ci si capisce e si sbaglia.
Dal controllo degli errori nasce un senso di fraternità: correggere l’errore unisce, diviene un legame e un mezzo di coesione, in special modo tra adulti e bambini, due figure che da “diverse” si sentono tanto “simili”, condividendo le proprie debolezze e crescendo insieme.
Il bambino acquisterà la possibilità di correggere gli errori con la pratica giornaliera e diverrà sicuro di sé stesso. Conoscerà le sue possibilità ma anche i limiti che includono il poter sbagliare, tutto attraverso le sue dirette, libere ed uniche esperienze; prima fra tutte, quella basilare del gioco.
Il bambino e l’errore: come favorire la loro “amicizia”
- Cerchiamo di prediligere la “qualità” del gioco. Oggi, purtroppo, si gioca poco e soprattutto è venuto a mancare questo elemento fondamentale del gioco. Ce ne parla la psicopedagogista Dolores Prencipe nel suo testo Pedagogia e didattica del gioco – Guida per insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
Ormai la crisi delle relazioni, invece di promuovere cooperazione e socializzazione, causa l‘isolamento dei bimbi che si ritrovano spesso senza parlare, senza interagire e senza poter far esperienza, inclusa quella dell’errore. Stare insieme, invece, significa giocare, progettare, ideare, fare, sbagliare e tentare fino a riuscire nell’intento, al fine di realizzare un benessere psico-emotivo. - Evitiamo oggetti o giocattoli prefabbricati/strutturati che non consentono ai bimbi di stare insieme ai propri genitori o coetanei; non consentono lo sviluppo della creatività e delle capacità manipolative e la partecipazione attiva all’azione ludica, che comprende la possibilità di sbagliare attraverso la ripetizione dei tentativi.
- Scegliamo quindi giocattoli con le qualità essenziali come elasticità e polifunzionalità, caratteristiche fondamentali che permettono al bambino di essere soggetto attivo e creativo nel gioco, in questo. I giochi elettronici non aiutano, essendo principalmente garanzia di poca interattività e troppa unidirezionalità.
- Il ruolo genitoriale è indispensabile per avviare il bambino alle attività di esplorazione. Montare, smontare e rimontare, sono azioni che permettono al bambino di sviluppare le capacità logiche, attraverso la propria attitudine creativa. Così il piccolo ha la possibilità di creare nuove dinamiche, tenta diverse strade alla ricerca della giusta soluzione.
- Un esempio, assai gradito ai bimbi, è il noto “gioco dei cilindri” di Maria Montessori. Si tratta di cilindri della stessa altezza ma diametro diverso che devono incastrarsi in piccoli zoccoli con fori corrispondenti. Il bambino comincia a metterli nel loro zoccolo ma quando ha finito si accorge di aver sbagliato. Un cilindro è rimasto troppo grande per il foro da riempire e quindi osserva con attenzione e cerca di capire l’errore. Non si dovrà interferire, sarà il bimbo a riprovare tentando l’esercizio, il gioco, più e più volte, fino ad arrivare alla sua soluzione, che sarà gratificante e stimolante. Ovviamente esistono anche tanti altri strumenti/giochi simili in commercio.