RIUSCIRE A DIRE “NO”: LE TEORIE DI JESPER JUUL
Jesper Juul (1948-2019), terapeuta familiare e mediatore, ha affrontato questo delicato tema in molti suoi scritti. Nel 2004 ha fondato il Family-Lab, un centro di formazione e sostegno genitoriale, un laboratorio dove le teorie e le esperienze di Juul confluiscono tutt’oggi per aiutare ad affrontare le diverse e complicate fasi dell’educazione di un figlio. Far fronte così ai conflitti familiari e cercare di guidare il più possibile i genitori, trovando le soluzioni più adatte ad ogni singolo caso, in grado di migliorare lo stile di vita.
I “no” per amare: le teorie di Jesper Juul
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Nel testo I No per Amare l’autore pone proprio l’accento sul ruolo fondamentale del genitore nel riuscire a “dire no”. Innanzitutto che da un adulto consapevole delle proprie scelte, dei propri limiti, che riesce a dire “no” per dire “sì “a se stesso.
Come afferma l’autore, infatti:
In fondo siamo in grado di dire davvero sì a noi e agli altri solo quando riusciamo a pronunciare anche un autentico no.
Dunque, iniziare a dire no per se stessi, certamente, ma poi per trasmettere il concetto di “fermezza” anche a un figlio, che da ciò trae il suo modello d’ispirazione, riconoscendo un ruolo genitoriale strutturato e da lì il rispetto per la persona. Stima per ciò che viene detto e insegnato, sempre con amore e verità, perché un bambino legge le emozioni anche da uno sguardo.
Le parole sono davvero importanti e, quando si pronuncia un no, va naturalmente supportato da parole autentiche e sincere. Il tono della voce irritato, a volte quasi frustrato, come anche le espressioni poco carine, critiche o anche frasi denigratorie, non aiutano nell’intento di farsi ascoltare, anzi, non fanno che ledere lo sviluppo sano dell’autostima nel bimbo.
Cosa significa dire “no”: una scelta difficile ma sicuramente d’amore
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Cosa nasconde un “no”?
Un genitore o entrambi sono davvero cattivi, non amano il proprio figlio perché gli negano alcuni atteggiamenti o non soddisfano tutte le sue richieste?
Potrebbe sembrare così, ma proprio non lo è. A conferma di ciò, anche quello che afferma J. Juul, che inizialmente non capiva le seguenti parole, ascoltate durante la sua attività:
Il no è la più amorevole di tutte le risposte.
In effetti, come riporta il terapeuta, grazie ai suoi studi e la professionalità, negli anni ha compreso come sia proprio la difficoltà nel dire “no” a portare problematiche serie all’interno del contesto familiare. Quando non definendo i confini, senza regole, chiarezza e fermezza, non si riesce a trovare una stabilità e dei punti di riferimento in grado di guidare la crescita e di supportare il bambino nei momenti di necessità e confusione.
Ovviamente, non è semplice perché tutto ciò richiede una buona dose di pazienza, sacrificio e gran coraggio. Una parte del genitore che sa dire no avrà sempre un senso di disagio e mai a cuor leggero porrà dei limiti.
Il sì è, al contrario, una formula meno impegnativa emotivamente, rende il genitore libero da contrasti interiori e il figlio soddisfatto, ma solo nell’immediato. Quando parliamo di “immediato soddisfacimento”, poi, ci riferiamo alla primissima infanzia, nel testo succitato Juul lo ribadisce chiaramente.
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Dunque, il bimbo molto piccolo necessita di cure e ha bisogni primari che devono essere soddisfatti subito. Nella crescita però, quando si parla di bambini sopra un anno di età, è bene ricevere delle negazioni per cominciare ad approcciare con le piccole frustrazioni.
Il dolore è parte della crescita e la tristezza è un sentimento da elaborare e comprendere anche attraverso le prime delusioni e insoddisfazioni. Il NO diventa un bene, un rinforzo del carattere e la massima espressione di genitori amorevoli, che nutrono interesse verso il benessere futuro del proprio figlio.
I “no” da evitare e quelli necessari
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L’amore, dunque, come motore e spinta nel dire alcuni “no”, quei no per cui i bambini, nonostante le rimostranze, i contrasti, comprendono perché dettati da un sentimento sincero ed onesto, un amore che con la dovuta pazienza riesce ad arrivare anche al bimbo più vivace.
Se la cura e la premura fanno accettare i no, ovviamente ci sono quelli invece che, dettati da incoerenza e da motivazioni insensate, sono respinti e rigettati da tutti i bambini:
- NO insensati: quelli dettati dalla sola volontà di imporsi sul bambino: “No… perché lo dico io e basta”;
- NO incoerenti: quelli evidentemente più sbagliati perché è il brutto esempio a rendere tutto ragionevolmente dalla parte del bambino, come il genitore che nega qualcosa al bambino, magari di uscire a giocare, solo per stare davanti al televisore o al telefonino.
Passiamo ora a comprendere le ragioni dei NO necessari. I genitori che mettono dei limiti e danno delle regole avranno sicuramente più considerazione da parte dei figli:
- un bambino si sentirà sicuro e saprà di poter contare sulla mamma e sul papà;
- Saprà di dover tener fede a quanto deciso dai genitori; dunque, anche le altrui personalità verranno rispettate;
- Capirà che non è tutto sempre possibile, imparando a gestire le situazioni più diverse;
- Anche se il bambino si potrà mostrare respingente alle regole imposte, sarà solo un mettere alla prova la veridicità e la coerenza di quanto deciso dai suoi genitori. Testando la resistenza del genitore ne capirà meglio anche il carattere e la determinazione;
- In ultimo, Il rispetto verrà naturale perché, come afferma sempre Juul nel suo testo:
Sapere che i genitori pensano esattamente ciò che dicono e dicono ciò che pensano è uno dei doni più belli e duraturi che possiamo fare ai nostri figli.
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