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LA DISCIPLINA SECONDO MARIA MONTESSORI

La Disciplina Secondo Maria Montessori

LA DISCIPLINA SECONDO MARIA MONTESSORI

La parola “disciplina”, se non la si analizza a fondo ed indaga nel suo senso profondo e pedagogico, è certamente un termine che può ricondurre facilmente ad un concetto diverso da quello di “tolleranza”: un rimando a qualcosa di drastico e poco flessibile, non propriamente pensato per un ambito rivolto all’educazione e ai bambini, soprattutto ai più piccoli. Eppure, come ci insegna e ci spiega, abilmente, la nota Pedagogista Maria Montessori, nel suo libro Tutto quello che dovresti sapere sul tuo bambino , in cui vengono trattati i principi cardine del suo “metodo”, la disciplina non è mai troppo distante o per nulla opposta al concetto di libertà. Entrambe collaborano nel percorso di crescita dei bambini ed insieme concorrono a costruire un equilibrio psicoemotivo da non sottovalutare assolutamente.

Senza disciplina non esiste la libertà, perché per vivere in società, partendo proprio da un gruppo di bambini, come quelli che frequentano una scuola, occorre conoscere e capire quali limiti e regole esistono per rispettare gli altri, i propri compagni. Ovviamente, non va dimenticata, essendo di altrettanta importanza, l’attenzione verso se stessi, parte tutto da lì, dallo sviluppo dell’autocontrollo, dell’accettazione dei limiti esistenti, per arrivare ad una salda costruzione della propria personalità.

Maria Montessori continua affermando che il bambino quando impara ad obbedire, ad ascoltare l’adulto, i genitori, ha compreso serenamente i propri limiti e quelli degli altri, ed è in grado di muoversi e sentirsi pienamente libero. A tal proposito, scrive la Pedagogista:

Disciplina e libertà sono così correlate che la causa della mancanza di disciplina è sempre una mancanza di libertà.

LA DISCIPLINA COME RISPETTO DI SÈ E DEGLI ALTRI

Il termine “disciplina” può ricordare anche il verbo “addomesticare”, entrambi nella loro miglior accezione; così, viene naturale ripensare ad una storia rimasta un classico senza tempo,  ricolma di saggezza e  piena di spunti per riflettere, utili anche al giorno d’oggi: Il Piccolo Principe, di Antoine Saint-Exupery.

È il personaggio della Volpe che si rifiuta di giocare con il Piccolo Principe perché dice di non essere addomesticata; spiega al piccolo protagonista che “addomesticare”, non significa imporre o comandare, anzi, vuol dire creare dei rapporti con gli altri, un’unione di sentimenti, esprimendosi con testuali parole:

[…] se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sottoterra. Il tuo mi fa uscire dalla tana, come una musica […].

Spesso si dà la colpa al bambino per la sua mancanza di disciplina ma, come  racconta anche lo straordinario autore del Piccolo Principe, dipende tutto dall’adulto che lo segue e se ne occupa, che ha la grande responsabilità di dover contribuire, attraverso il proprio figlio/a, alla realizzazione di un mondo migliore, aiutandolo a costruire dei buoni rapporti, perseguendo un impegno serio, garantendo la più proficua educazione possibile al bambino. Il compito dei  genitori, come afferma  la psicoterapeuta infantile Asha  Phillips nel suo libro I no che aiutano a crescere – Feltrinelli Editore, è quello di crescere il proprio figlio/i insegnando che esistono delle limitazioni a quello che si può fare, non è tutto consentito, che così è giusto per riuscire a stare insieme alle altre persone.

LA DISCIPLINA PER NON FARE DEL MALE AGLI ALTRI, MA DA SOLA NON BASTA: QUALCHE ALTRO UTILE CONSIGLIO

La psicoterapeuta A. Philips spiega, inoltre, che i bambini tra i due e i cinque anni devono aver compreso a fondo i propri limiti e le regoline stabilite da mamma e papà, per poter serenamente stare anche con gli altri; prima di quell’età si può lasciar correre, ma più tardi è necessario un intervento mirato al contenimento. Imporre non è mai la soluzione, non serve affatto, occorre che i genitori, invece, diano l’esempio, anche attraverso la coerenza tra ciò che si dice e quello che si fa, la costanza e la ripetizione quotidiana.

Saper stare insieme vuol dire anche, per un bambino, capire che non deve o può fare male agli altri; l’autrice del libro succitato, infatti, spiega come siano importanti la disciplina e le regoline (routine quotidiana) per cercare di ridurre al massimo eventuali episodi caratterizzati da comportamenti violenti e aggressivi. Oltre a definire i limiti, occorrono altri accorgimenti per limitare la “distruttività”.

Vediamo qui di seguito qualche utile consiglio:

  • Innanzitutto, offrire al bambino che manifesta aggressività supporto emotivo, una coccola e un abbraccio per fargli sentire anche una vicinanza fisica, concedendo del tempo per ritrovare la calma.
  • Dare spazio alle emozioni del bambino, aiutandolo a verbalizzare i sentimenti anche quelli più difficili da elaborare; empatizzare con quanto  sta provando, offrendo appoggio e sincera comprensione.
  • In ultimo, se gli episodi di aggressività diventassero frequenti, pensare di far incanalare l’eccessiva energia attraverso delle attività manuali, di manipolazione: giocare con la plastilina o anche con acqua e farina, impastando e creando formine oppure la semplice e sempre amata sabbia.

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a cura di Roberta Favorito