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LA DIFFICOLTÀ DEI GENITORI NEL PORRE LIMITI AI FIGLI

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LA DIFFICOLTÀ DEI GENITORI NEL PORRE LIMITI AI FIGLI

Ci sono le regole per poter comprendere cosa si deve fare in alcuni casi e contesti, come agire al meglio per convivere e condividere con gli altri; poi esistono i limiti, che fanno sì parte delle regole, di ciò che viene indicato come più consono e giusto da mettere in pratica, ma, più nello specifico, sono indirizzati a porre un freno per cercare di non oltrepassare il confine/termine, per se stessi e anche per quanto riguarda la tutela di chi è intorno a noi. Se il tutto vale per il mondo degli adulti, è ben inteso che debba entrare a far parte del mondo dei bambini, cercando proprio di strutturare una educazione che porti il bimbo a poter crescere e formarsi con una solidissima base e con dei principi in grado di supportarlo durante le sue fasi di sviluppo.

Molto spesso i genitori trovano difficoltà nell’attuare una metodologia educativa che sia comprensiva di regole ma soprattutto di limiti, uno dei maggiori problemi oggi, su cui ancora molti genitori fanno fatica a riflettere; i limiti sono visti quasi come una privazione che viene fatta al proprio figlio, un torto, una imposizione mal tollerata anche dal genitore stesso, qualcosa per cui comunque il bambino soffrirà.

Si vedono sempre più frequentemente, nelle scuole dell’infanzia  ma anche a partire dai nidi o semplicemente ad un parco a passeggio, genitori in preda al panico, insicuri su come intervenire e su come unire la necessità di impedire alcune azioni con la certezza però di non ferire il bambino. Serie difficoltà di approccio, situazioni disagevoli, talvolta imbarazzanti verso il bambino, che è sicuramente fuori controllo quando “fa i capricci “ ma, allo stesso tempo, in cerca di una figura ferma e sicura accanto a sé che lo ascolti e lo guidi.

CONTENERE I BAMBINI SIGNIFICA AIUTARLI A CRESCERE

Tutte queste difficoltà, nel “regolare” la vita del bambino, scaturiscono da alcune emozioni del genitore, principalmente le seguenti:

  • La tristezza, il dispiacere nel dover negare qualcosa, causando le lacrime del proprio bambino, soprattutto se si rincasa tardi, già quindi con il senso di colpa di non essere stati presenti tutto il giorno.
  • La paura di non avere più il suo bene/affetto.

È chiaro che la gioia più grande per un genitore è quella di vedere sempre sorridente e allegro il proprio bambino, ma è giusto che conosca anche i sentimenti più difficili, come la rabbia e la tristezza; piangere si può e le lacrime devono essere accolte e accettate dai genitori.

Dire NO ad un bambino è complicato per ogni genitore ; è veramente “doloroso”, frustrante ma altrettanto necessario, se si pensa che va a favore del bambino. Il sano sviluppo del bambino passa per regole e limiti, essenziali per fargli comprendere cosa si può fare e cosa no; limiti  e regole lasciano spazio ad una sana educazione e ad uno crescita  interiore significativa del proprio figlio, senza dover ricorrere, in estreme condizioni, a punire “eccessivamente” perché stremati e stanchi di non riuscire a placare il bambino

Alba Marcoli, psicologa e autrice del libro Il bambino perduto e ritrovato. Favole per far la pace col bambino che siamo stati, con esperienza nel campo della psicoterapia e dell’insegnamento, parla di genitori “limitanti” nel senso di figure adulte che spesso tendono a non far confrontare il bambino con le difficoltà, senza sapere come queste, anche le più piccole, tipiche dell’infanzia, lo aiuteranno in futuro; l’autrice la descrive come una ”fatica evolutiva” che servirà quando incontreranno ostacoli più grandi.

IL BAMBINO “UN FIUME DA ARGINARE”, UNA FAVOLA COME METAFORA: I LIMITI COME SOSTEGNO E PROTEZIONE DALLA VERA SOFFERENZA

Alba Marcoli nel suo libro, già citato sopra, racconta una favola davvero emblematica, la numero 11. Una storia incredibile che, letta attentamente e con il dovuto riguardo, può davvero aiutare qualsiasi genitore a riflettere e a scoprire la pura verità:  i limiti e le regole sono strumenti basilari da consegnare nelle mani dei propri figli, per poter affrontare al meglio il loro percorso di crescita; sono delle protezioni vere per rendere più forti e strutturati i bambini perché, senza limiti e regole, è giusto affermare, come scrive anche la nostra autrice: “[…] i bambini soffrono molto di più e corrono il rischio di andare allo sbaraglio e senza protezione nella vita”.

La favola in questione, riportata dall’autrice, racconta la vita di un piccolo torrente che nasce dalle sorgenti di una montagna e parla in prima persona (protagonista e personaggio vero e proprio), pian piano diventa un gran bel fiume che scorre nel suo letto, sereno e gioioso; i contadini sono felici perché l’acqua può aiutare i loro campi e le loro coltivazioni, il fiume altrettanto contento di essere accolto e apprezzato.

Come in tutte le favole e i racconti, però, c’è sempre un momento di estrema difficoltà del protagonista, una vicenda che crea impaccio e disturbo, che scaccia via la serenità e la felicità; anche qui accade qualcosa di molto serio, la pioggia e lo scioglimento dei ghiacci fanno ingrossare il letto del fiume: “Aiuto, aiuto, non ce la faccio più a stare dentro il mio letto! Ho bisogno di argini ma io non li so costruire! Vi prego aiutatemi, costruiteli voi”. I contadini, purtroppo, non gli danno ascolto e il fiume straripa, ricopre di fango tutti campi e quanto coltivato; gli uomini lo accusano di essere un distruttore e un traditore, dimenticando del suo immenso valore e il fiume si sente tremendamente colpevole.

Finché un giorno tutto cambia, quando un contadino decide di riunire gli altri per discutere, per decidere come salvaguardare quel fiume meraviglioso di cui non possono fare a meno, di quell’acqua indispensabile che dona vita ai loro frutti: costruiscono quindi argini forti per rendere il fiume libero di scorrere ma comunque contenuto e protetto nei momenti difficili, nei giorni di piena. Il fiume ritorna alla sua serenità, felice di sentirsi guidato da argini che lo sostengono e gli evitano di poter distruggere tutto ciò che è intorno.