Evitare una educazione “eccessiva” stabilendo regole chiare e limiti precisi
Per “eccessi” educativi, come suggerisce testualmente l’autrice e psicologa Silvia Veggetti Finzi, si intendono tutti i metodi “forti” per reagire ai capricci e dei bambini: l’aggressività adulta rivolta al bambino per tentare di bloccare le sue ribellioni o disobbedienza. Purtroppo, si tratta di uno standard che molti genitori sentono come bagaglio culturale tramandato dai propri di genitori, e da riproporre alle future generazioni. Famiglie patriarcali di un tempo, in cui c’era il più forte che vinceva sul più debole, un sistema gerarchico ben strutturato che, come afferma anche il terapeuta familiare Jesper JUUL, il bambino lo “vedeva” sì, ma non era solito ascoltarlo e comprenderlo.
Ci racconta, nel suo libro “Bambini con le spine”, come dal 1960 il miglior metodo educativo fosse quello aggressivo, collerico sia fisico che verbale; nonostante siano passati molti anni, ancora oggi esistono genitori che credono nelle punizioni molto severe.
Juul riporta nel suo testo anche uno studio danese in cui cinque scuole dell’infanzia vengono esaminate: intervistando i bambini ne emerge un buon 80 percento sgridato con toni alterati e gesti anche violenti e aggressivi; un altro studio, invece, evidenzia un buon 55 percento dei genitori intento ancora, anche se si sottolinea “ogni tanto”, ad utilizzare le punizioni fisiche.
Questa evidenza mette in chiaro una necessità e bisogno assoluto: educare il bambino a seguire regoline e limiti ben precisi, proprio al fine di non dover ricorrere a schiaffi o altro; sentendosi contenuto con dei limiti, dei “no” chiari e semplici, si eviteranno capricci e conflitti, il genitore non rischierà di essere travolto dalla rabbia e la frustrazione di non essere ascoltato e rispettato, di conseguenza non perderà la pazienza utilizzando poi metodi educativi non propriamente ortodossi, come le punizioni fisiche .
Per approfondire: “Allenare” i genitori nel compito più difficile: limiti e responsabilità
Le punizioni nell’educazione: la loro giusta valenza
Se ci sono delle regole da rispettare per il bambino, è altrettanto ovvio che infrangendo un patto ci sarà una conseguenza: una punizione che non è sinonimo necessariamente di punizione violenta verbale o corporale, dettata da una situazione di stress ma, come affermano la psicoterapeuta infantile Asha Phillips e la già nota S. Veggetti Finzi, è semplicemente una strategia genitoriale, come quella di mandare il bimbo in camera, non fargli vedere i suoi cartoni preferiti, non portarlo al parco con gli amichetti, introdotta perché le regole familiari o i limiti imposti non sono stati rispettati.
È naturale e opportuno far capire al bambino che trasgredire non va affatto bene; le punizioni acquisiscono quindi il giusto valore per far valere il no del genitore, un no dettato da delle regole e dei limiti chiari e precisi, stabiliti in famiglia dall’inizio. In questo modo, il bambino apprende come l’essere in castigo non dipende dall’umore altalenante del papà o la mamma, ma è solamente una conseguenza del suo mancato rispetto delle “norme” di casa.
Ecco, dunque, come la punizione acquisisce solo un valore positivo, perché insegna al bambino che deve migliorare ed imparare a rispettare quanto stabilito dai genitori, capire e riflettere sugli errori per non ripeterli. Punire con cattiveria e crudeltà veicola solo messaggi negativi al bimbo; l’umiliazione per il bambino è devastante a livello psichico, perde fiducia in sé e nell’adulto, se poi il genitore ha anche un comportamento poco consono, quindi non controllato, manesco, insinua in lui solo paura e gran tristezza, certamente poi non avrà imparato nulla di buono.
Per approfondire: Se sbagliare è umano, punire il bambino non lo è
Le punizioni fisiche e le critiche verbali: quali le conseguenze sul bambino?
La terapeuta familiare Nessia Laniado e la giornalista specializzata nelle tematiche infantili A. Maria Battistin, senza dimenticare il suo testo “A piccoli passi”, scritto a due mani con la già nota S. Veggetti Finzi, dedicano molte importanti parole e concetti alla delicata questione degli effetti delle punizioni fisiche e le aggressioni verbali sul bambino e la sua fragile psiche; vediamo alcune possibili tipiche conseguenze e reazioni:
- Il bambino, sentendosi rifiutato, offeso, criticato, si chiude in sé, pensa veramente di essere “un bimbo cattivo” e accumula odio e rabbia, non solo per sé ma verso tutto ciò che lo circonda.
- Fa finta di essere forte, per difesa, reprime tutto il suo mondo interiore e la sua gamma di emozioni è confusa e chiusa i rapporti con gli altri si fanno assenti e la sua sensibilità viene meno.
- Ricevere, subire la collera e le aggressioni dei genitori porta a diventare violenti a propria volta; a scuola tra amici ecco avvenire episodi di rabbia o di bullismo, spesso il bullo della scuola è a sua volta vittima di punizioni fisiche.
- Per ultimo, ma non meno importante, il bambino capendo di non essere l’esatta versione delle aspettative dei genitori, che usando maniere forti gli trasmettono il messaggio di non essere apprezzato, diventa autodistruttivo e prova a farsi del male.
Per approfodnire: Emozioni: imparare a riconoscerle nel bambino
Come evitare di “alzare le mani”?
Sarà certamente successo a tutti, almeno una volta, di aver avuto qualche atteggiamento fuori luogo verso il proprio figlio, uno schiaffo o una sculacciata, che poi è stato oggetto di gran rimpianto e forte pentimento; l’importante è quello che accade successivamente: chiedere scusa innanzitutto, il primo passo per far comprendere al bimbo il vostro dispiacere, che i genitori possono essere fragili, non perfetti, umani e talvolta vulnerabili, il bambino così potrà sentirsi sollevato e imparerà anche lui a chiedere scusa agli altri.
Alcuni piccoli accorgimenti sono possibili, per evitare le maniere “forti”:
- Assodato il valore basilare delle regoline e i limiti in casa per il bene della famiglia, un altro importante strumento è la comunicazione.
- Diamo spazio alla parola e al sentimento; le grida, le urla o le mani sono sbagliate, comunichiamo con calma, tranquillità e anche il bambino, attraverso un sereno dialogo, imparerà la stessa modalità di espressione.
- Rassicurare il bambino del nostro affetto e amore è alla base dell’educazione, farlo è doveroso, nonostante si possa rimproverare.
- L’utilizzo della forza non è mai un bene, capire e comprendere il disagio emotivo, dietro un determinato comportamento, è un aiuto prezioso.
- Fondare il rapporto con il bambino sulla fiducia reciproca, per far sì che possa aprirsi, parlare liberamente e rivelare le sue piccole o grandi problematiche.