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LA PRIMA EDUCAZIONE NON SI CANCELLA: LE “RADICI” DEL NOSTRO ESSERE

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LA PRIMA EDUCAZIONE NON SI CANCELLA: LE “RADICI” DEL NOSTRO ESSERE

Quando si parla di basi della personalità, si fa riferimento alla primissima educazione ricevuta durante i primi anni di vita (0-6 anni, circa), ma fino anche ai dieci anni è ancora tutto molto influenzabile e un bambino è in piena formazione.

Una “educazione incancellabile” è da intendersi come la struttura di base, che accompagnerà durante la crescita, senza nulla togliere alle influenze successive e alle naturali modificazioni personali che verranno apportate; ma sottolineo apportate, perché quanto avverrà in futuro sarà una crescita personale ed interiore che poggerà sempre sui principali punti di partenza educativi, sulle “fondamenta” create e organizzate all’inizio della vita, nel contesto familiare. A volte, però, capita di sottovalutare il lavoro educativo da fare con propri figli, un rimandare a fasi di crescita successive: “Capirà poi”. Il “poi” non è assolutamente garanzia di riuscita o ripresa, anzi è un posticipare qualcosa che magari non avrà più i tempi per essere cementato o recuperato.

Trovo, in una citazione della specialista in psicanalisi infantile Françoise Dolto, nel suo testo I problemi dei bambini – Oscar Mondadori, una metafora emblematica, semplice e chiara, per far comprendere il valore immenso della primissima educazione,  come sia decisiva per  il costituirsi di una solida personalità: ”L’albero giovane è un germoglio piccolissimo e fragile, ma già sappiamo se avrà tre o quattro rami principali. In seguito, potranno svilupparsi le fronde, il tronco potrà avere mezzo metro di diametro, ma avrà sempre i suoi tre o quattro rami principali che ne hanno costituito la struttura di partenza”.


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I GENITORI SONO DETERMINANTI NELLA FORMAZIONE DI BASE DEL BAMBINO

La famiglia è dunque l’inizio della formazione del bambino, la “struttura di partenza” di cui parla l’autrice succitata, la base dell’albero, le radici appunto, ciò che mantiene il tronco, il tutto è il fulcro e il nucleo dello sviluppo della sua personalità; una personalità e una interiorità che ha il diritto di essere coltivata fin da piccolissimi, con cura e attenzione, senza superficialità, senza posticipare nulla, perché si deve agire per tempo. I genitori devono quindi rendersi conto di avere la responsabilità di una parte del futuro del mondo, il proprio o i propri figli, una responsabilità senza eguali.

Tralasciare la sfera educativa e psicoemotiva non gioverebbe alla crescita del bambino e nemmeno alla relazione familiare. Pensare che “educare” sia solo un dettaglio, una fase di vita, solo un momento di passaggio, che chiunque sia stato o è genitore abbia imparato o possa imparare da sé, senza un appoggio o in mancanza dei precisi strumenti e risorse adeguate, è un errore comune e le conseguenze che seguono non sono mai del tutto positive.

Se esiste un medico, uno specialista di qualsiasi branca, quando stiamo male, un insegnante che ci dà informazione sul percorso scolastico di nostro figlio, se esiste anche un elettricista che si occupa della manutenzione della nostra casa, all’occorrenza. Insomma, se per ogni problema si riesce a trovare la persona competente e utile al nostro caso, anche per l’educazione, la primissima educazione, laddove si incontrassero delle difficoltà o degli ostacoli, ad esempio nel far rispettare limiti e regole, perché mai non cercare un sostegno, una guida che possa condurre ad un risultato più ottimale, un contributo al sano sviluppo psicoemotivo del bambino?


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DALLA PRIMA EDUCAZIONE DIPENDE LO SVILUPPO EMOTIVO DEL BAMBINO

Molto spesso, soprattutto in questa vita di oggi, così frenetica, il poco tempo libero per il lavoro, l’essere nevrotici, poco inclini alla lentezza, divengono dei deterrenti alla relazione genitori-figli. Non mancano però le modalità con cui un genitore potrebbe migliorare nel suo ruolo e non c’è neanche carenza di professionisti o informazioni da reperire per cercare di comprendere meglio il mondo dell’infanzia, della prima educazione e quindi della genitorialità.

Quello che emerge, invece, cosa veramente costituisce un ostacolo, è la difficoltà di ridiscutere i propri principi, di dover ricorrere a un aiuto, pensando di non aver nulla da imparare come genitore; evitando delle nuove modalità con cui approcciare alla relazione educativa, sottovalutando tutto, ritendo nulli i rischi di questa scelta.

Il termine “rischio” non è utilizzato a caso, perché da alcuni atteggiamenti sbagliati scaturiscono conseguenze negative sullo sviluppo del mondo interiore del bambino, vediamo quali comportamenti.

Comportamenti da evitare

  • Mentire: come afferma la nostra autrice F. Dolto:” La verità è una molla che permette al bambino di progredire nella vita, il punto d’appoggio della leva che gli permette di affrontare la realtà”. Il bambino si nutre della sincerità di chi si prende cura di lui, capisce emotivamente da più piccolo, poi anche razionalmente; non vi è motivo quindi di dire bugie, bisogna essere onesti e far emergere le emozioni che si provano, creando così una relazione empatica.
  • Utilizzare toni denigratori/critici: far sentire il bambino inadeguato, agire sulla sua autostima.
  • Punire, se vengono manifestate le emozioni più complicate come la rabbia o la tristezza: minacciare di metterlo in castigo perché è arrabbiato, senza indagare più a fondo, oppure sgridarlo per il forte pianto, senza capirne il vero motivo.
  • Provocare la paura: ovvero, minacciare l’arrivo di un brutto orco, se non ascolta un’indicazione/non è ubbidiente nello svolgere quanto richiesto.
  • Far sentire in colpa: “barattare” l’amore con un pasto completato, ad esempio, con la “classica” frase:” Non ti voglio più bene, se non finisci la carne”. 

a cura di Roberta Favorito