Crisi di Rabbia nei Bambini: affrontarle senza opporsi
Nessa Laniado – giornalista, terapeuta della famiglia e autrice de Il grande libro del bambino. Da 0 a 3 anni – afferma che nei bambini da 2 ai 6 anni circa, possono essere frequenti crisi di rabbia. Esattamente in un periodo di sviluppo in cui non sono ancora in grado di manifestare le loro emozioni verbalizzandole, ma esprimendole solo tramite una comunicazione fisica:
- Urla estreme che tentano, spesso manifestate in pubblico, di mettere in serio disagio i genitori;
- Trattenere il fiato fino quasi a diventar blu (spesso è solo un richiamo di attenzione);
- Pestare i piedi a terra con veemenza è frequentissimo. Da notare che in TV questo tipo di scene possono essere la fonte di emulazione;
- Il buttarsi a terra e provare a picchiare la testa sul pavimento: anch’esso richiamo estremo di attenzione per i propri genitori.
Una delle emozioni più complicate da gestire
I genitori devono comunque impegnarsi ad aiutare i propri figli ad esprimere il sentimento della rabbia e soprattutto a non negarlo. Devono accogliere queste manifestazioni, comprendendo il bimbo che, in una età precoce, non ha ancora sviluppato gli strumenti per comprendersi fino in fondo.
Quando il bambino è in preda alla collera può perdere la pazienza è diventare molto distruttivo, non sa gestirsi e ha solo bisogno di essere amato, accettato e compreso. Minacciandolo e opponendosi a lui, in quei momenti concitati e poco lucidi, non si ottiene altro che moltiplicare le sue azioni, che così diventerebbero solamente più pericolose e altamente difficili da arginare.
- Cominciamo con stabilire delle regoline, ciò che può e non può fare;
- Nei momenti più intensi dei suoi scatti di rabbia, se poi non ha ancora un linguaggio chiaro, abbracciamolo, blocchiamolo e facciamogli sentire il nostro calore;
- Parliamogli con serenità e calma, e se otteniamo un risultato, possiamo anche provare ad allontanarlo un pochino e attendere che abbia riflettuto sull’accaduto, per poi tornare e chiarire il tutto.
L’importanza della gestione delle emozioni nei bambini è approfondita in alcuni corsi online disponibili sulla piattaforma igeacps.it.
In particolare, suggeriamo i seminari gratuiti online:
L’aggressività non è solo sinonimo di rabbia, esiste anche quella costruttiva.
Jesper Juul (1948-2019) è stato terapeuta familiare e autore di diversi libri, tra cui Bambini con le spine. Affrontare rabbia, prepotenza o isolamento in modo costruttivo. In quest’ultimo mette in luce l’aspetto positivo nascosto della rabbia. Sì, perché afferma che esiste un’aggressività costruttiva, una sorta di “motore”, una spinta o anche un fuoco, che dentro di ognuno arde e ci permette di fare moltissime cose. Senza la “rabbia buona” non saremmo capaci di:
- Realizzare i nostri sogni;
- Darci obiettivi e perseguirli;
- Stabilire limiti ma metterci in gioco, provando a superarli, al momento opportuno, per crescere e migliorare;
- Combattere contro le malattie più difficili.
Insomma, una luce interiore che ci dà forza, lo stesso vale ovviamente per i bambini, la loro magnifica vitalità nasce anche da lì. Sono animati da uno spirito vivo che dà loro la spinta per costruire il loro sviluppo e futuro, una fonte di energia che li mette in comunicazione gli uni con gli altri e con il mondo che li circonda.
Anche il neurobiologo tedesco Joachim Bauer afferma:
L’aggressività comunicata in modo efficace è costruttiva. L’aggressività che ha perso la sua funzione comunicativa è distruttiva”.
Cosa fare se la rabbia diventa distruttiva?
La rabbia è di tutti, sottolinea sempre nel suo testo Juul, insegnanti, genitori educatori e pedagogisti, chi non è mai stato preso da collera, fasi di forte irritazione. I bambini non sono diversi da noi adulti, solo hanno sicuramente una modalità più diretta e senza filtri, ovviamente non ancora sviluppati e costruiti, che spesso causa una degenerazione dell’espressione della rabbia. Non per questo però deve essere motivo di preoccupazione estrema o di repressione dello stato d’animo agitato.
un mezzo di espressione quotidiano, non sporadico quindi, potrebbe essere utile seguire queste poche nozioni:
- Prima di tutto, l’empatia, ossia rendersi capace di osservare il mondo con gli occhi del bambino, “mettersi nei suoi panni”;
- Cercare di capire come vive il bambino, troppo stress, vita frenetica sempre piena di mille, troppe, attività, svolte in tenera età? (nuoto, pianoforte, calcio, canto, attività extra-scolastiche, ludoteche, musica ecc.);
- Analizzare la famiglia come tutti i componenti si approcciano a lui, come è la relazione tra genitori, periodo pesante e poca tranquillità? I sentimenti che si respirano in famiglia sono i primi ad influire sul bambino e sulla sua routine quotidiana, sul vissuto e sullo stato d’animo così delicato, nella sua primissima fase della vita;
- Lasciare uno spazio di vita che sia solo per lui, l’interesse per quello che fa e la curiosità per cosa sente, come vive e quali sono i suoi desideri, anche e soprattutto diversi da quelli di un genitore, è necessario;
- La scuola, sia essa dell’infanzia o nido, dove vive per la maggior parte del suo tempo deve essere anch’essa focus di analisi. I suoi amichetti e le insegnanti- educatrici hanno importanza e creano intorno a lui influenze significanti, per cui è fondamentale conoscere e far attenzione a ciò che il bambino trae da tutto. Vedere e notare se la fonte del problema possa o meno risedere anche in quei contesti.