Emozioni: imparare a riconoscerle nel bambino
Mario Di Pietro, psicologo e psicoterapeuta sottolinea l’estrema importanza delle emozioni nell’età evolutiva e la loro fondamentale sana costruzione. Anche Antonio Damasio, neurologo e psicologo, ce ne parla nel suo testo Emozione e coscienza.
Elisabetta Ladavas, Professoressa di Neuropsicologia e ricercatrice, presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, ci spiega che l’emozione è una risposta dell’organismo a situazioni e/o contesti specifici, costituita da diversi processi ed interazioni tra vari fattori, sia esterni che interni.
Facciamo una distinzione
- Emozioni semplici: la paura, la felicità, la collera, la tristezza e l’interesse. Queste hanno base espressiva universale e per questo sono innate, cioè si manifestano con le stesse espressioni facciali;
- Emozioni secondarie: come il senso di colpa, la vergogna e l’orgoglio. Queste necessitano di una valutazione cognitiva tanto maggiore, quanto è più complessa l’emozione.
Nello studiare le emozioni quindi bisogna riconoscere:
- Espressioni delle emozioni: qualità espressive del bambino che consentono all’adulto di capirne i bisogni e lo stato emotivo. Le prime reazioni emotive, come il piacere, si configurano come risposte espressive a situazioni più comuni. Le reazioni fisiologiche del neonato acquisiscono significato grazie ai genitori, che vi attribuiscono un’intenzione comunicativa;
- Riconoscimento delle emozioni: capacità del bambino di comprendere cosa prova lui stesso, e cosa sentono gli altri. L’attenzione precoce per il volto favorisce il processo di comprensione e distinzione delle espressioni emotive. Il neonato risponde precocemente, in modo congruo alle espressioni di gioia, di tristezza e di collera, e mostra disagio se esse non sono adeguate al ritmo dell’interazione.
Il tema è approfondito in alcuni corsi online disponibili sulla piattaforma igeacps.it. In particolare, suggeriamo il seminario gratuito online Disegnare le emozioni.
Dalle emozioni primarie a quelle secondarie
Michela Balconi si occupa del tema dal punto di vista più strettamente fisiologico, come Professoressa di Psicofisiologia e Neuroscienze Cognitive presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Insieme allo psicologo statunitense Roberta Plutchik, che ne fornisce un quadro chiaro sul loro sviluppo. (cfr.Psicologia e biologia delle emozioni)
Tale sviluppo avviene proprio nel passaggio fra due età differenti.
ETA NEONATALE:
- 2 mesi: sorriso sociale in risposta alla voce umana;
- 3 mesi: sorriso rivolto ad adulti familiari;
- 3-4 mesi: emozioni di base come gioia e tristezza;
- 4-5 mesi: affronta un evento difficile, assimila nuovi schemi mentali;
- 5 mesi: paura legata ad un evento vissuto negativamente;
- 8-9 mesi: paura dell’estraneo.
ETA’ PRESCOLARE
- 2-3 anni: compaiono le prime emozioni complesse, come la timidezza e la vergogna, in presenza di giudizi altrui;
- 3-6 anni: compaiono le emozioni complesse, come invidia, gelosia e orgoglio ma senza giudizi esterni.
Se vogliamo capire l’evoluzione delle emozioni dobbiamo, innanzitutto, specificare come il riconoscimento preceda l’effettiva comprensione del loro significato, quindi elenchiamo di seguito le tappe principali di questo riconoscimento:
- 0-9 mesi: il bambino riconosce quelle primarie;
- 9-10 mesi: riferimento sociale, quindi l’altro viene percepito con maggiore attenzione ed interazione;
- 2 anni: collega le emozioni al soddisfacimento/frustrazione dei suoi desideri;
- 4-5 anni: comprende che in una persona possono esserci due stati emotivi allo stesso momento, o che può fingere di esprimere un’emozione;
- 5-6 anni: comprende le esperienze precedenti, le conoscenze, i desideri; le emozioni passate influenzeranno i vissuti emotivi successivi.
Fasi dello sviluppo della mente
La Teoria della Mente, come “abilità di inferire gli stati mentali degli altri, vale a dire i loro pensieri, opinioni, desideri, intenzioni e così via, e all’abilità di usare tali informazioni per interpretare ciò che essi dicono, dando significato al loro comportamento e prevedendo ciò che faranno”, è stata sviluppata da due scienziati Premack e Woodruff nel 1978, di seguito ripresa da due ricercatori americani, Heinz Wimmer e Joseph Perner, stilandone le seguenti fasi:
- 1° fase (9-12 mesi):
i bambini iniziano ad investigare la mente altrui e sono in grado di comprendere che le azioni umane sono dirette al raggiungimento di scopi precisi; - 2° fase (12-18 mesi):
Si verificano cambiamenti importanti nella comprensione degli scopi e dei desideri altrui, che diventa sempre più raffinata. A questa età emergono anche altre abilità, come per esempio il gioco della finzione, come il gioco simbolico; - 3° fase (18 mesi-3 anni):
La finzione diventa più sofisticata, si affina la comprensione dei desideri e aumenta la frequenza con cui compaiono alcuni verbi come fingere, volare e sentirsi. Il verbo pensare ancora non è molto usato.
Si realizza inoltre il grande e fondamentale salto di qualità nella comprensione della mente degli altri, poiché è intorno ai quattro anni che i bambini iniziano a distinguere tra apparenza e realtà; - 4° fase (5-6 anni):
I bambini sono consapevoli che le informazioni possedute da un soggetto, ne determinano le conoscenze; - Oltre i 6 anni:
importante sapere che non ci sono caratteristiche ben definite, il carattere del bambino avrà acquisito una sua forma di base e, via via, dal quel momento in avanti, il suo sviluppo sarà in continua evoluzione e non si esaurirà una volta per tutte, ma ci sarà sempre modificazione e arricchimento.