Al ristorante con i bambini: possibile situazione ingestibile
L’autore danese, Jesper Juul, terapeuta familiare e autori di diversi libri per genitori e professionisti educatori, approfondisce la tematica relativa al comportamento dei bambini da tenere a tavola: Ragazzi, a tavola! di Jesper Juul, in particolar modo, durante una giornata fuori casa, magari al ristorante. Innanzitutto chiarisce come ci siano approcci diversi da parte dei genitori: il primo, mette in evidenza una idea di un bambino seduto tranquillo e praticamente isolato ed intento a non far nulla (impossibile soprattutto in una età che va dai due anni ai sei circa), quasi invisibile; il secondo punto di vista, quello in cui prevale l’opinione che, essendo piccolo, “è solo un bambino”, debba necessariamente esprimersi in totale libertà, in voce e grida, urla, pianti e capricci di ogni genere; movimento senza freni, senza indicazioni chiare e soprattutto nel poco rispetto delle persone che sono nel locale con lui, ovvero libero di correre, giocare ed urlare tra tavoli persone e personale intento nel servire i pasti ai propri clienti.
Allora ecco che, la richiesta di un ristorante o locale dotato di sale giochi, giardini con altalene e attrezzi simili, anche animazione e baby-sitter, è sempre maggiore, ma non è esattamente quella la soluzione per risolvere il problema alla radice: se poi dovesse capitare che la scelta non dipenda dal genitore ma da altri, che ci sia un invito in un posto dove tali servizi non vengono offerti? Come riuscire a stare a tavola senza troppo stress?
Ovunque si vada… L’educazione prima di tutto!
Innanzitutto, insegniamo al bambino ad aver rispetto per chi lavora nel ristorante e per chi è ospite, come i clienti che vogliono passare una giornata in pace e armonia. Poi tutto non è molto differente da quanto accade in casa, quando si è a scuola o in altri luoghi similari frequentati quotidianamente dai bambini.
Per cui prima di tutto una base educativa, che coinvolga tutti gli ambiti, che valga sempre, comprende una modalità genitoriale non influenzata in modo continuativo da capricci o urla del bambino, dai desideri più svariati; quindi, non degli adulti che lascino al bambino la totale padronanza della situazione, il ruolo guida; non è naturale e sicuramente poco utile alla crescita del figlio; libero sì ma totalmente insicuro e lontano da genitori autorevoli e nel pieno del loro ruolo attivo.
Non si può assolutamente evitare il conflitto cercando sempre di soddisfare capricci e desideri dei bambini, facendo quindi ricadere la responsabilità su di loro, sono i genitori a dover prendere seriamente le dovute decisioni, senza paura di ferire ma con la ferma idea che quello è il miglior modo di far crescere un bimbo sano e sicuro di sé, con una guida ferma e pronta accanto; non invece un bambino centrato solo sui propri bisogni, prepotente e irrequieto.
Così, fino ai 12-14 anni circa, sono i genitori ad esercitare autorevolezza, ovviamente è tutto difficile, sì, dire no a chi amiamo ma, se l’intento e gli scopi sono giusti, il senso di colpa dovrà scomparire, perché accompagnato e compensato dalla giusta modalità di educare.
Per approfondire: Cosa si intende quando si parla di libertà nell’educazione
Bambini seduti al ristorante è possibile: suggerimenti pratici da attuare
Bambini composti a tavola e seduti fermi al ristorante, sarà un’utopia? No, anche se ci troviamo fuori casa: sbagliato pensare che, solo perché abbiamo un bambino o più bimbi piccoli, debbano per forza andare in giro per il locale, senza rispetto per le persone intorno; esistono modi per far sì che ciò non avvenga, ovviamente è chiaro che tutto parte anche dalle abitudini in casa e nella scuola dell’infanzia, se mancano lì, sarà difficile attuare qualcosa di differente in contesti nuovi al bambino.
Ecco qualche accorgimento utile:
- Portiamo al ristorante con noi sempre delle attività da poter far svolgere, al tavolo, al nostro bambino; che siano attività ludiche che permettano al bimbo di poter trascorrere del tempo senza annoiarsi, capita all’adulto, seduto intorno ad un tavolo di un ristorante con altri commensali, come possiamo immaginare che un bimbo piccolo, ad esempio, di circa 2/4 anni possa stare seduto fermo senza annoiarsi e non lamentarsi?
- Occorre che lo si coinvolga con queste attività, possono essere attività diverse, da fare solo, se il bambino ha attitudine già ben impostate sui lavori singoli, oppure deve essere il genitore a coinvolgerlo, creando dei momenti da condividere, creando insieme qualcosa.
- Il bambino deve vedere che, oltre a parlare ed essere interessati agli altri compagni di tavolino, il genitore è sempre ben presente accanto lui e lo consideri realmente parte del gruppo, non solo per assisterlo nel mangiare ma anche e soprattutto, in occasioni particolari come un’uscita in compagnia fuori casa, per accompagnarlo nella sua attività, nei suoi giochi che ha con sé.
- Mangiare sì, ma opportuno che non sia l’unico modo per mantenere calmo, seduto e concentrato al tavolino il bambino.
Frasi da evitare per non creare un clima spiacevole a tavola
Relativamente al tipo di frasi da utilizzare durante il pasto, bisognerebbe esser cauti, anzi evitare frasi del tipo:
- “usa la bocca per mangiare, non per parlare” (come mai i miei genitori parlano con gli altri mentre sono al tavolo? Il bambino deve ricevere l’esempio per potere eseguire la richiesta del genitore ed è ovvio che, insieme ad altre persone, si possa anche parlare, siamo in compagnia al ristorante non solo per mangiare).
- “Devi finire quello che hai nel piatto, quello che devi mangiare” (in occasioni diverse da quelle casalinghe, quotidiane di routine insomma, può accadere che il cibo non sia la priorità per il bimbo, non succede nulla se mangia meno, piuttosto che sia sereno e si diverta).
- “Adesso mangia: non dobbiamo aspettare te, sei troppo lento” (siamo in una situazione di piacere e distensione, senza fretta, una gita fuori porta, incontro sereno tra amici e parenti fuori dal solito contesto, ma a prescindere da dove si è, è una frase poco opportuna, perché nel mangiare, durante qualsiasi pasto, la fretta non è un obiettivo, i ritmi di ogni bimbo sono diversi, non chi è più veloce è il più bravo, aggiungendo il fatto che, sicuramente, la digestione non ne avrà giovamento).
Questi sono solo alcuni esempi di “frasi fatte” e utili a ben poco che non è sano rivolgere ai bambini a tavola, specie quando si è fuori casa: arriva, in sottofondo, ma chiarissimo al bimbo, un messaggio negativo e offensivo talvolta, come se in lui ci fosse qualcosa che non va, un effetto deleterio per la sua salute psicologica e la sua autostima.
Per non parlare dell’atmosfera a tavola, i determinati contesti, non più così felice, vanificando lo scopo gioviale e sereno dello stare insieme, in un contesto diverso dalla quotidianità.
Per approfondre: Mind Us Together “MinUTo”: un’app per una genitorialità consapevole