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SPIEGARE LA MORTE AD UN BAMBINO: È POSSIBILE?

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SPIEGARE LA MORTE AD UN BAMBINO: È POSSIBILE?

Come può essere semplice parlare e spiegare il tema della morte ad un bambino? Certamente complicato e insidioso come discorso, se si pensa, innanzitutto, che è un argomento duro e anche avvolto da mistero, estremamente delicato e talvolta pieno di angoscia anche per gli adulti.

Come spiegare la morte ad un bambino

Un genitore premuroso pensa sempre a proteggere il proprio figlio da cattive notizie o fatti dolorosi e, dover aprire un discorso, dare una spiegazione sulla morte è sicuramente molto difficile, potrebbe sfociare in un dibattito aperto a mille dubbi e pensieri spesso troppo intricati, difficili da esplorare e districare. Il perché non sia facile tenta di scriverlo, di motivarlo, un filosofo e storico delle idee, sempre attivo nella ricerca, Remo Bodei (1938-2019): “Vi sono situazioni estreme su cui non possiamo intervenire, come ultima, invalicabile muraglia che racchiude e plasma individui e società: la morte, appuntamento segreto, certo nel suo presentarsi, incerto nella sua data”.

Parole semplici e chiare, che racchiudono la vera difficoltà della tematica; la morte come certa ma incerta la data, il mistero, il paradosso di un evento sicuro che però non ha un preciso momento in cui rivelarsi; morte come avvenimento senza controllo e su cui è totalmente impossibile fare delle previsioni.

Spesso la questione delicata diventa più semplice, nella sua gestione, attraverso il rifiuto, che sembra la soluzione migliore, evitare l’argomento, negare o accantonare il “concetto di morte”; ma, come afferma la già nota psicologa Silvia Veggetti Finzi nel suo libro A piccoli passi, è solo fondamentale comprendere che, per un bambino di tre anni circa, la morte equivale semplicemente ad “assenza”, non definitiva ma solo temporanea. Come spiega ancora la nostra autrice, il bambino comprenderà meglio l’assenza definitiva, cosa si intende per “morte”, solo verso i cinque anni circa; la ragione potrà sostituire la sua illusione di un ritorno ipotetico, il suo “pensiero magico”, accogliendo l’idea di morte come possibile e realizzabile.

LA MORTE DI UN CARO: COME AFFRONTARE UN LUTTO IN FAMIGLIA

La morte, un evento senza dubbi tragico, che può colpire anche chi è più vicino al bambino: un nonno, un caro amico o altro parente stretto. Un lutto in famiglia è un momento doloroso da far comprendere ad un bambino e un genitore potrà certamente, con le dovute accortezze, addentrarsi nella spiegazione del concetto di morte; vediamo come, attraverso anche le semplici parole e i concetti della terapeuta della famiglia e giornalista Nessia Laniado, nel suo testo Il grande libro del bambino:

  • Negare ciò che accade, la realtà dei fatti, è sempre sbagliato, mai lo è invece, consolare, dare coraggio, sostegno e forza ed usare toni pacati e dolci, sinceri sempre e comunque.
  • Se prima dei cinque anni il “pensiero magico” del bambino è rivolto e speranzoso verso un eventuale ritorno di chi se n’è andato, e non ancora la ragione per comprendere, certamente sa già cosa si intende per perdita: l’ha conosciuta nelle favole (leggi anche: La fiaba, il racconto e la favola – Diventa Assistente Infanzia), nei racconti, ha sentito o ascoltato personaggi affrontare questa esperienza.
  • Le metafore del tipo: “Il nonno è salito in cielo, ci ha lasciati”, come cita Nessia Laniado, non aiutano affatto, perché il bambino piccolo( prima dei 5-6 anni) non ha ancora sviluppato un pensiero astratto e attraverso il suo pensiero concreto si chiederà certamente quando il nonno tornerà dal cielo.
  • Importante, quindi, affrontare il discorso attraverso parole semplici, spiegazioni vere e le più vicine a ciò che è realtà dei fatti; una frase da dire,  che la nostra autrice riporta nel suo libro, è la seguente: “Quando una persona smette di respirare e di mangiare significa che è morta. Il suo ricordo resterà sempre con noi”.

DOMANDE E RISPOSTE SULLA MORTE: L’IMPORTANZA DI CONOSCERE LE EMOZIONI DEI PROPRI GENITORI

Dopo aver appreso, aver sentito determinate parole, di certo il bambino avrà bisogno di essere supportato, rassicurato, amato e protetto più del solito, la presenza costante e tanta attenzione da parte dei genitori saranno estremamente necessarie, senza dimenticare che al bambino occorrerà sapere, conoscere e sentirsi ripetere molto spesso le spiegazioni sull’avvenimento; continue e costanti risposte saranno per lui un ottimo rimedio alle sue perplessità, insicurezze e paure. Inizierà a porre molte domande perché avrà bisogno di cure e molto affetto da parte dei genitori. La realtà dei fatti lo metterà in discussione, i suoi pensieri saranno anche confusi, solo con ulteriori chiarimenti potrà cercare di trovare conforto e certezze.

Quando un bambino tra i 2 e 3 anni si ritrova nel mezzo di un evento triste come la morte, ad affrontare un lutto magari inaspettato, la migliore azione da intraprendere davanti alle sue prime domande, i suoi primi dubbi, come sottolinea anche N. Laniado, sarà certamente quella di far trapelare con sincerità e onestà le emozioni che sta suscitando l’accaduto. I genitori dovranno essere aperti e onesti, inviare al bimbo confuso messaggi chiari, senza sviare l’argomento; se non comprende razionalmente, il bambino più piccolo è in grado di percepire, anche con estrema acutezza, cosa c’è nell’aria, che qualcosa turba la serenità della sua famiglia. Confessare quindi la propria tristezza non farà che avvicinare il bambino, lo legherà profondamente a quanto i genitori stanno provando e approccerà alle emozioni senza doverle temere.

a cura di Roberta Favorito