IL VALORE DEL DISEGNO 👩‍🎨>>> SCOPRI LE PROMO

Pescara, Piazza Duca d'Aosta 28
+390852405332
info@igeacps.it

LA FIABA, IL RACCONTO E LA FAVOLA: LE EMOZIONI PRENDONO VITA

fiaba

LA FIABA, IL RACCONTO E LA FAVOLA: LE EMOZIONI PRENDONO VITA

Chi non ha mai sognato, immaginato e sorriso felicemente ascoltando una fiaba? Non esiste bambino o bambina che non ami i racconti fantastici, letti dalla educatrice o dalla maestra, dalla mamma o il papà. Fiaba come sogno, come realtà parallela dove tutto accade e tutto può realizzarsi, la più assurda dell’ipotesi si palesa e diventa verità. Le fiabe parlano ai bambini di tutto il mondo, sono eterne e sempre vive nei cuori di chi le ha ascoltate e comprese.

I temi sono semplici ma pieni di tutte e delle tante emozioni che i bambini devono imparare a conoscere e far proprie, a comprendere e gestire. Sono delicate, magiche e contengono le chiavi degli animi dei bimbi, sanno arrivare al loro mondo interiore, spesso poco chiaro e intricato, che necessita di sostegno e di una guida sicura. Quando un bambino ascolta una fiaba e chiede più volte di leggerla ad alta voce, anche incessantemente, quasi come rito quotidiano, vuol dire che sta affrontando e risolvendo, dentro di sé, qualche piccola o grande paura, angoscia o preoccupazione.

Guarire con una fiaba

Ce ne parla molto bene, la psicologa e psicoterapeuta Paola Santagostino, nel suo testo Guarire con una fiaba. Usare l’immaginario per curarsi. L’autrice mette in risalto la struttura della fiaba, che corrisponde poi al percorso emotivo che il bambino intraprende durante il suo ascolto attento:

  1. La favola propone sempre un problema; un piccolo incidente di percorso, un dramma da superare.
  2. Il problema viene affrontato ed elaborato, vinto.
  3. Avviene la risoluzione e il tutto finisce bene.

Dunque, una evoluzione psichica del bambino, che così riesce ad affrontare le sue piccole e grandi difficoltà di ogni giorno; per cui, non bisogna mai dar per scontato nulla, soprattutto mai abbandonare o pensare che la lettura sia solo un semplice passatempo per il bambino. Il mondo fantastico serve ed è necessario ai più piccini, è fondamentale coltivare questi momenti e dargli valore, un tempo speciale e dedicato. Le fiabe sono una risorsa per i genitori e una “terapia “per i più piccoli, con le loro immagini simboliche supportano i nostri figli nei periodi delicati e confusi.

LE ORIGINI DELLE FIABE, LA “STORIA DELLE STORIE”: SENZA TEMPO E MAI DIMENTICATE, CLASSICI DA RIPROPORRE SEMPRE

Cappuccetto Rosso, Cenerentola, la Bella Addormentata, la Bella e la Bestia: sono alcune delle favole più famose […]. Non tutti sanno però che le loro origini si perdono nella notte dei tempi. Uno studioso inglese ha provato a tracciarne la storia.”

Rossana Rossi scrive queste parole nel suo articolo, sulla rivista Airone n. 512-dicembre 2023. Introduce e riporta inoltre le ricerche del succitato studioso, giornalista e scrittore britannico, Nicholas Jubber. Lo scrittore, nel suo libro I raccontastorie, si chiede come siano nate molte delle favole più note e famose, come siano state create, pensate e chi le abbia realmente scritte, le origini, i paesi di provenienza, i veri inizi. Fiabe originali, ma poi mutate nel tempo e cambiate, personalizzate, ritoccate e arrivate fino ad oggi, passando tra le varie generazioni.

Lo cunto de li cunti

Lo studioso inglese parla di un autore in particolare, napoletano, Giambattista Basile (1583-1632) che, con lo pseudonimo di Gian Alesio Abbattutis, “ lo sconsolato”, scrisse una raccolta di racconti, Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille, in cui si ritrovano molte fiabe, storie che ben conosciamo; afferma Jubber :”[…]. Fiabe dove capita che ci si punga le dita sugli arcolai e dove le principesse sono rinchiuse in torri. Fiabe dove, invariabilmente, le matrigne sono dipinte come malvagie e le foreste come anfiteatri di eventi magici”. Alcuni esempi, qui di seguito:

  • Una storia, assai nota, narra di una donna molto giovane, che si ritrova al servizio delle sorellastre, davvero perfide, ma che alla fine ottiene di poter andare al ballo, lì perde la scarpetta e poi incontra il suo devoto principe; la prima versione di Cenerentola offerta da Basile ai lettori di tutta Europa.
  • Di Basile, anche una delle prime versioni della principessa addormentata nel castello circondato da una foresta di rovi e spine.
  • Infine, l’idea della principessa dai capelli lunghissimi che, lasciati scendere lungo la torre, dove è imprigionata, fa salire il suo salvatore per liberarla.

LA BELLA E LA BESTIA, UNA FIABA MAGICA DALLA FRANCIA DEL SETTECENTO

Ragazze, giovani donne, fanciulle descritte da Basile mai silenziose, inermi o passive, come racconta Jubber, nonostante alcuni stereotipi, con tutte le loro forze cercano di non arrendersi o rinunciare ai propri sogni, principesse sì, ma con animi e attitudini già da future giovani eroine. Ottimi esempi di grandi virtù e ideali per i bambini che seguono attentamente le loro avventure.

Moltissime fiabe e storie arrivano dalla Francia tra la fine del Seicento e la fine del Settecento; fiabe chiamate “racconti di fate”, dal francese “contes de fées”, espressione della narratrice e baronessa D’Aulnoy; donne aristocratiche, dunque, le autrici più famose in Francia.

Un racconto molto diffuso, e riproposto in diverse varianti,  spiega Jubber, è quello che narra la storia di una giovane donna, anche eroina, costretta a dover vivere con un essere mostruoso: drago, orco, cinghiale o un grosso rinoceronte con un manto lugubre spesso e peloso; quella fiaba che noi oggi sappiamo essere intitolata La Bella e La Bestia. La favola di una ragazza prigioniera di un mostro, vittima di un sortilegio che lo aveva trasformato in una bestia, ma dal terrore emerge vivo l’amore, dalla paura l’ammirazione verso il mostro. Questa fiaba dal contesto magico e fantastico, per via del mistero che aleggia sulle vesti e le forme del mostro, venne poi rielaborata: più corta con le dovute modifiche, reinventata da una istitutrice francese che lavorava in Inghilterra, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont; nel 1756 divenne pubblica, fino ad arrivare alla trama che oggi conosciamo.

Sulla precedente versione, la più lunga e quella che ebbe più successo, quella di una governante, Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, che scrisse quattro romanzi e due raccolte di favole, non fu mai reso noto il nome dell’autrice, venne sostituito infatti con degli asterischi, per cui “prese vita” in forma anonima. 

a cura di Roberta Favorito