L’attaccamento alla madre e all’oggetto transizionale: relazioni fondamentali per la crescita del bambino
John Bowlby, nato in Inghilterra nel 1907, dopo studi di medicina rivolse i propri interessi alla psichiatria infantile e alla psicoanalisi. I suoi studi sull’attaccamento, ben noti nei suoi volumi Attaccamento e Perdita, che lo hanno reso famoso. Sottolineano come la presenza materna sia necessaria e fondamentale per una sana crescita e un adeguato sviluppo psicofisico.
La relazione costituisce un sistema di regolazione e la sua sincronia dipende dalla capacità del bimbo di emettere segnali, circa i suoi bisogni: dalla sensibilità e dalle attenzioni della madre a questi segnali e dalla capacità del bimbo di rispondere a sua volta.
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Come si manifesta l’attaccamento alla madre?
I primi segni di attaccamento si producono intorno ai sei mesi, quando il bambino manifesta una spiccata preferenza verso la madre e comincia ad indirizzare in maniera esclusiva, verso di lei, il suo sorriso. La madre, quindi, riveste un vero ruolo principale, e la sua funzione è quella di fornire al bambino una base sicura.
William E. Blatz, direttore dell’Institute of Child study, presso università di Toronto, era clinico e insegnante di talento. Egli introdusse per la prima volta il concetto di “base sicura”: assolta fisicamente, nei primi anni di vita, dalla madre, diviene poi, attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti e degli affetti suscitati dalla mamma stessa, una struttura interna capace di consolare e proteggere.
In questo modo, il bambino può sentirsi libero di allontanarsi e differenziarsi gradualmente dalla figura materna. Iniziare ad esplorare il mondo esterno con la sicurezza di poterla ritrovare al suo ritorno, acquisendo competenze ed abilità, che alla fine potranno dare sicurezza e d’indipendenza.
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Dal sistema madre-bambino allo spazio transizionale
Donald WINNICOT, pediatra e psicoanalista britannico, ci parla del ruolo della madre con la sua funzione holding, ovvero quella capacità che ha, chi si prende cura del bambino, di fungere da contenitore delle angosce di quest’ultimo.
All’interno della holding, il bambino sperimenta “un‘onnipotenza soggettiva”, una sensazione di essere lui stesso a creare ogni cosa. Una funzione che permette al bimbo di esprimere una realtà solo sua, ovvero uno spazio “fisico e psichico” chiamato anche holding environnement.
Il bambino vive una realtà dove è tutto sotto il suo controllo, anche la madre lo è. Pian piano, deve abbandonare questa idea e deve riuscire a pensare ad uno spazio condiviso oggettivo. Esiste, infatti, una terza forma di realtà, ovvero lo spazio transizionale, che contiene le due realtà succitate. Obiettivo è quello riuscire ad entrare, vivere nella realtà oggettiva, riuscendo a conservare “l’onnipotenza soggettiva”.
Attraverso un oggetto, l’oggetto transizionale, può avvenire questo passaggio molto delicato: un oggetto tattile (anche un semplice peluche) che è acquisito dal bimbo, per aiutarlo e sostenerlo nel suo sano sviluppo mentale, psicologico.
L’oggetto transizionale viene a rappresentare l’unione con la madre, ma allo stesso tempo il distacco da lei e l’autonomia.
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Conosciamo l’oggetto transizionale
Diventa per il bambino di vitale importanza al momento di addormentarsi e costituisce una difesa contro l’ansia, specialmente contro quella di tipo depressivo. Questo oggetto, a prima vista molto “semplice”, diventa a mano a mano sempre più importante.
Questo fenomeno transizionale e le sue caratteristiche cominciano ad apparire a circa 6-12 mesi, con spazio ampio a variazioni. Le modalità che si stabiliscono nella primissima infanzia e persistono durante l’infanzia: l’oggetto transizionale morbido o di altro genere continua ad essere indispensabile all’ora di andare a letto, in un momento di solitudine o quando l’ansia sta per sopraggiungere.
Giusto affermare che, l’oggetto transizionale viene ad assumere significato in un contesto in cui opera una mamma in grado di aiutare il proprio bambino nella sua sana formazione della personalità, aiutandolo in questa fase di transizione.
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Consigli pratici per questa fase
- I genitori devono avvertire il valore dell’oggetto transizionale e portarlo anche in viaggio;
- Si deve lasciare sporco e che divenga puzzolente (la mamma, lavandolo, provocherebbe un’interruzione nella continuità dell’esperienza del bambino, un’interruzione che rischierebbe di distruggere il significato ed il valore che l’oggetto possiede per il bambino);
- L’oggetto è abbracciato affettuosamente, così come fervidamente amato o mutilato;
- Non deve mai cambiare, a meno che non sia il bambino stesso a farlo;
- Deve sopravvivere all’odio istintuale, all’aggressione, come anche all’amore;
- Deve dare al bambino l’impressione di offrire calore, di muoversi di avere una vitalità propria.
Il suo destino è quello di essere gradualmente disinvestito, con lo svilupparsi di altri interessi, come quelli culturali da adulti. Non andrà dimenticato né pianto, ma andrà perdendo significato, ciò avverrà perché i fenomeni transizionali, gli oggetti, si saranno “sparsi” nello spazio intermedio, tra realtà psichica interna e mondo esterno oggettivo. Questa è un’area d’esperienza intermedia che costituisce la maggior parte dell’esperienza del bimbo piccolo, come il gioco o la creatività, e viene conservata dall’adulto, poi, nel campo artistico (o altro culturale).
Quindi la funzione principale dell’oggetto transizionale è quello di riuscire a creare un’area neutra, area intermedia mai contestata (il gioco, creatività, ecc..) in cui potersi rifugiare, nella quale poter creare un collegamento tra realtà interna ed esterna. Questa area intermedia di rifugio è necessaria, apre l’inizio di una relazione sana tra bimbo e mondo, ed è resa possibile da cure materne efficaci, nella fase più critica e precoce della vita del bimbo.
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