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L’alimentazione del bambino: i primi mille giorni

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L’alimentazione del bambino: i primi mille giorni

L’alimentazione nei primi mille giorni è fondamentale per la vita di un bambino. Le abitudini alimentari che si ritrovano nell’età adulta, infatti, dipendono strettamente da quelle fatte nella prima infanzia. Per questo motivo, è importante orientare i bambini sin da subito a comportamenti alimentari sani e salutari.

Linee guida dell’Unione Europea

Per fornire una guida a genitori, educatori e operatori sanitari, l’Unione Europea ha pubblicato nel 2006 un documento contenente indicazioni, consigli e raccomandazioni pratiche: Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea.

Il documento si presenta come un insieme di linee guida standard organizzate seguendo il ciclo vitale del bambino e includono raccomandazioni pratiche anche per l’alimentazione di bambini nati prematuri o di basso peso. Come indicato nel documento, le raccomandazioni si basano su una vasta mole di prove d’efficacia pubblicate da agenzie delle Nazioni Unite, governi, ricercatori, associazioni professionali ed organizzazioni non governative. 

Nei primi giorni di vita, i neonati hanno bisogno di almeno 8 poppate efficaci nel corso delle 24 ore, ma può capitare che chiedano il seno anche 12 o più volte al giorno. In questa fase, il bambino ha un fisiologico calo di peso, che solitamente ricomincia a crescere dopo il quarto giorno. 

Nella rara eventualità che il piccolo perda più del 10% del proprio peso, è opportuno aumentare la frequenza e l’efficacia dell’allattamento al seno. Tuttavia, solo una piccola parte di questi neonati ha bisogno di ulteriori integrazioni di latte materno o di latte artificiale, per prevenire una perdita di peso eccessiva.

L’alimentazione nel primo mese

Durante il primo mese, la guida raccomanda alle madri una dieta bilanciata e nutriente, senza che sia necessario evitare specifici alimenti. Infatti, le madri che evitano carne, pesce, pollame, uova e latticini durante il periodo di allattamento possono riportare una carenza di calcio, ferro e vitamina B12 che potrebbe causare problemi di salute ai figli. 

L’alimentazione da uno a sei mesi

All’incirca attorno ai sei mesi, la maggior parte dei bambini inizia a mostrare interesse per gli alimenti solidi. Se il piccolo è in buona salute, i genitori possono rispondere a questo interesse, senza, però, forzare il lattante a mangiare cibi solidi se non lo desidera. 

La guida ricorda, infatti, che la fonte primaria di nutrienti del bambino dev’essere il latte materno per tutto il primo anno di vita.

L’alimentazione dopo i sei mesi

A partire dai sei mesi, è opportuno iniziare ad integrare l’alimentazione del neonato con alimenti complementari. Il latte materno, infatti, non è più sufficiente (salvo alcune eccezioni) a soddisfare tutte le esigenze nutrizionali di un bambino di questa età.

Con alimenti complementari la guida fa riferimento a due categorie:

• Alimenti di transizione (passati, in purea, semisolidi), ovvero alimenti “adattati” specificatamente per andare incontro alle particolari esigenze nutrizionali e fisiologiche del lattante. 

• Alimenti familiari, ovvero alimenti che fanno parte della dieta della famiglia, con soltanto qualche piccolo adattamento. 

La dieta del piccolo va integrata in modo graduale, sempre prestando attenzione ai suoi comportamenti e alle sue necessità.

  • tra i 6 e gli 8 mesi: si possono offrire alimenti complementari al bambino 2-3 volte al giorno, 
  • dopo i 9 mesi: gli alimenti complementari si possono aumentare a 3-4 volte al giorno,
  • dopo i 12 mesi: agli alimenti complementari si può aggiungere una merenda nutriente 1- 2 volte al giorno, se il bambino lo desidera. 

Cibi raccomandati e sconsigliati

Così come per le diete degli adulti, anche per le diete dei bambini al di sotto dei tre anni è raccomandato il consumo di frutta, verdure, cereali e legumi. Questi alimenti, infatti, forniscono vitamine, minerali, amido e fibre, proteggono da carenze di micronutrienti e hanno un basso contenuto di grassi. 

Inoltre, è opportuno che i bambini assumano una giusta dose di proteine, di origine preferibilmente animale. Le diete vegetariane o vegane, infatti, possono comportare nei più piccoli un rischio di carenze nutrizionali, in particolare di ferro, zinco, riboflavina, vitamina B12, vitamina D e calcio.

Tra gli alimenti sconsigliati figurano (oltre ai cibi particolarmente grassi e pesanti) il , le bevande zuccherate e il miele

A causa del tannino ed altre sostanze contenute nel tè che legano il ferro ed altri minerali, infatti, il consumo di questa bevanda può ridurne la biodisponibilità e aumentare il rischio di una carenza di ferro. 

Anche le bevande zuccherate (in particolar modo quelle gassate) dovrebbero essere evitate, in quanto aumentano il rischio di carie, tendono a ridurre l’appetito e, di conseguenza, a limitare il consumo di cibi più sani e nutrienti. 

Il miele, invece, non dev’essere evitato in quanto dolce e “zuccherino”, ma perché può contenere spore di Clostridium botulinum, l’agente botulismo. Lo stomaco di un adulto è abbastanza acido da distruggere queste spore, ma l’apparato digerente di un neonato non è ancora sufficientemente sviluppato da poterle assumere senza pericoli. 

Infine, la guida fornisce un’indicazione riguardo ad omogeneizzati e cibi di produzione industriale per l’infanzia: benché rapidi, facili e pratici da usare, è opportuno offrirli al bambino alternandoli ad alimenti familiari preparati in casa, così da abituarlo sin da subito ad una più vasta gamma di sapori e consistenze.