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I PRIMI TRE ANNI DI VITA DEL BAMBINO: CONOSCERE LA PRIMA FASE DELL’INFANZIA, PER RIUSCIRE A EDUCARE COSTRUENDO UN “MONDO NUOVO”

I Primi Tre Anni Di Vita Del Bambino

I PRIMI TRE ANNI DI VITA DEL BAMBINO: CONOSCERE LA PRIMA FASE DELL’INFANZIA, PER RIUSCIRE A EDUCARE COSTRUENDO UN “MONDO NUOVO”

“I bambini sono il futuro”, lo si sente dire sempre con animo e convinzione, ma bisogna non considerarle come semplici parole o delle “frasi fatte”, dettate solo dall’entusiasmo, ma come delle importanti e fondanti verità, dando ad esse un notevole peso, “maneggiandole” quindi con estrema cautela.

La straordinaria pedagogista e pioniera di un nuovo metodo educativo Maria Montessori, a tal proposito, in Educazione per un mondo nuovo, afferma quanto segue:

Se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà che venire dal bambino.

Dunque, puntare sull’educazione, la conoscenza e i diritti dei bambini per cercare di pensare ad un futuro diverso e in miglioramento, quantomeno positivo e carico di aspettative. Generazioni future che, se guidate con saggezza e responsabilità, sapranno sicuramente apportare del bene e il loro più valido contributo alla società.

LA FASE INFANTILE DEI TRE ANNI

Maria Montessori, nel suo testo Educazione per un mondo nuovo, scritto dopo la Seconda guerra Mondiale e nato da una serie di conferenze tenute nel sud dell’India per aspirare ad un mondo nuovo (“Uomo Nuovo”), libero da conflitti e caos, oltre a portare avanti la concezione del bambino nella sua globalità, argomentando sul suo sviluppo psicofisico, il suo apprendimento linguistico e cosa le educatrici/maestre dovrebbero fare per supportarlo al meglio, dedica una parte alla spiegazione di una fase infantile specifica, quella dei tre anni.

La nota Pedagogista evidenzia, in particolare, la linea immaginaria, il “confine” esistente tra i primi tre anni e i successivi che verranno, quelli caratterizzati dall’emergere della coscienza e della memoria; ci parla inoltre dell’importanza di capire cosa è stato costruito precedentemente, prima dei tre anni, come il processo di sviluppo si sia evoluto (0-3), per preservarlo e per comprendere poi come continuare il percorso formativo e educativo.

UN BAMBINO DI TRE ANNI NEL SUO AMBIENTE: “A LAVORO” PER SCOPRIRE

Maria Montessori, sempre nel libro succitato, afferma come, una volta compiuti tre anni, il bambino sia pronto per mettere in pratica quanto nei primi tre anni precedenti è stato strutturato e costruito interiormente; l’intelligenza ha avuto modo di affiorare ed è stata coltivata, adesso è arrivato il momento di entrare in azione!

Le mani “operative” e l’attività manuale sono all’ordine del giorno, “lavoro” e gioco la medesima cosa: fatica, movimento, scoperta e manipolazione sono presenti e non lo stancano, anzi, più c’è da fare, vedere, capire e soprattutto toccare, più le sue facoltà cognitive hanno modo di svilupparsi e arricchirsi.

Il bambino è felice nel momento in cui si sente libero di guardarsi intorno ed esplorare, soddisfatto se può entrare nel mondo degli adulti, maneggiando quello di più diverso e stimolante; i giocattoli gli sono utili fino ad un certo punto, perché non tutti riescono a procuragli il piacere puro della scoperta, magari perché esageratamente strutturati/statici (es giochi sonori, elettronici) e molto poco stimolanti la sua curiosità infinita.

Capita spesso, infatti, di vederlo rompere anche giochi nuovissimi, un po’ per la loro voglia di capire e toccare continuamente, un po’ perché, come dice anche la Pedagogista:

[…] non hanno le cose giuste da manovrare. I bambini hanno scarso interesse nei giocattoli, perché non v’è realtà in essi.

Il bambino vuole dare il suo contributo creando e ammirando le proprie manine ideare e inventare quanto ancora non c’è, contribuire con la propria personalità in crescita è la sua maggiore aspirazione e fonte di soddisfazione.

SUPERATI I TRE ANNI COSA SUCCEDE? QUALCHE UTILE CONSIGLIO PER I GENITORI

Il bambino, come spiega sempre la famosa pedagogista Maria Montessori, tra i tre e i quattro anni, ormai vuole affinare e consolidare quanto appreso in precedenza e l’ambiente che ha intorno a sé è fondamentale, sia esso la scuola o la propria casa. Il movimento, la scoperta e l’azione su tutto, ma non dimentichiamo anche il linguaggio, comunque pronto ma fino ai cinque anni in continua crescita, evoluzione e perfezionamento.

Il bambino cha va dai i tre e i cinque anni ha bisogno che gli adulti, educatori e genitori, riescano a comprender la sua voglia di toccare e afferrare. Se ben controllato da un adulto, con gli spazi adeguati e le dovute procedure di sicurezza assicurate, è certamente più consigliabile fornirgli un bel cassetto alla sua altezza da aprire per poter curiosare liberamente: con piccoli e grandi oggetti, nuovi e con diverse forme, per far sì che abbia libertà di toccare, afferrare, manipolare, chiudere  e aprire, inserire e togliere, osservare minuziosamente sviluppando la sua concentrazione (sempre e soltanto attraverso un attività che sia supervisionata, sicura e ben organizzata da mamma e papà).

IL BAMBINO E LO SCAMBIO VERBALE CON GLI ADULTI

Anche la specialista in psicoanalisi infantile Françoise Dolto (1908-1988), autrice del libro I problemi dei bambini, pone la sua attenzione sui bambini tra i quattro e i cinque anni di età, descrivendo con precisione, attraverso alcuni punti, le caratteristiche di quella fase specifica di sviluppo, in cui il bambino entra a tuti gli effetti nel mondo degli adulti, ne vuole far parte, non solo muovendosi nell’ambiente, ma anche esprimendo primi pensieri:

  • i bambini che si trovano nella suddetta fascia di età hanno l’assoluto bisogno di essere ascoltati, “visti”, sostenuti e compresi; vogliono dire la loro idea su tutto.
  • Danno spesso tanti giudizi su tutto ciò che li circonda, su ciò che sentono, vedono e vivono.
  • Quindi, insieme ad un rispettoso ascolto, i genitori devo cercare di far riflettere e scambiare dei pareri, affrontando piccoli discorsi, anche per cominciare ad introdurre il bambino ad un primo approccio con il pensiero critico, dai quattro anni in poi è un momento propizio.
  • Il biasimo dei genitori è da evitare per non ferire la sua autostima, anche se ciò che dice può apparire insensato, quanto viene percepito, sentito e poi pronunciato dal bambino, è meritevole di gran rispetto e gli va dato il giusto apprezzamento.

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a cura di Roberta Favorito