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“CHE RABBIA!”: un libro da leggere ai bambini

“CHE RABBIA!”: un libro da leggere ai bambini

Mireille d’Allancé è l’autrice di questo testo per bambini, eclettica e attenta alle illustrazioni, come alla storia che ci presenta. La nonna era una narratrice e lei porta avanti la sua tradizione e la sua passione per le storie. Insegnante di arte, ha pubblicato molti libri sia in Francia che all’estero. L’amore per l’arte nasce dal fatto che i bambini sono un pubblico esigente, e la parte delle immagini e delle illustrazioni gioca un ruolo fondamentale nell’ invitare il bimbo a seguire o meno la storia che si propone.

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Tutti i suoi racconti hanno la semplicità come caratteristica legante, che riesce facilmente a coinvolgere il bambino; la realtà proposta è la vita di tutti i giorni; i protagonisti e tutti i personaggi non sono affatto eroi ma rispecchiano la vita quotidiana, con tutte le sue difficoltà da superare, sono personaggi in cui facilmente rivedersi e raffrontarsi.

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Mireille è la stessa autrice del libro “Quando avevo paura del buio ,col medesimo protagonista, Robertino! In questo racconto però Robertino deve affrontare una diversa emozione, la rabbia, sempre annoverata tra le più complicate e anche quella più difficile da gestire, soprattutto in un’età sensibile che va dai 2 ai 6 anni circa. Quando arrivano Le crisi di rabbia, per il bambino sono davvero travolgenti: non riesce a controllare ciò che sta provando e si scatenano spesso reazioni molto forti, come vedremo, appunto, nella storia del nostro protagonista Robertino.

 La storia di Robertino: il racconto della sua rabbia

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La storia parte dal ritorno a casa di Robertino: la sua giornata non è stata delle più serene, anzi è veramente di cattivo umore, il suo viso non racconta nulla di positivo, ma non ne parla assolutamente, e la cena è quasi in tavola…

Il papà lo accoglie in casa, ma lo sgrida non appena lo vede entrare con le scarpe sporche, Robertino non risponde bene e, con un atteggiamento provocatorio, lancia le scarpe in aria. A tavola è tutto pronto e lo aspettano un piatto di spinaci a cui Robertino non reagisce nel migliore dei modi; è tutto un susseguirsi di momenti difficili da affrontare per il nostro piccolo Robertino. Il suo volto si fa sempre più scuro e cupo e il papà, osservandolo e notando il suo atteggiamento poco educato e scontroso, lo manda in punizione in camera sua…

È proprio nella sua camera che Robertino comincia a sentire dentro di sé qualcosa di veramente terribile, è rosso in viso e sente un fuoco dentro che sale, sale e sale e…

Ecco qui che esce all’improvviso… la rabbia salta fuori e prende le sembianze di un mostro tutto rosso. Il mostro parla con Robertino, diventa qualcosa, un personaggio che prende vita, ha una sua voce e compie azioni, dando inizio a vero e proprio caos nella cameretta di Robertino:

  • Disfa il letto e fa volare i cuscini.
  • Lancia la Lampada e il comodino in aria.
  • Mette in disordine lo scaffale con i libri, insomma tutto sottosopra.

Durante tutta l’esplosione del mostro della rabbia, Robertino vuole fermarlo perché si sta avvicinando al baule dei suoi giocattoli e, rovesciando il tutto, fa cadere e rompere il suo camion preferito. A quel punto, Robertino capisce e realizza il disastro che ha combinato “la rabbia”, caccia via il mostro rosso e ricomincia ad ordinare tutto, con cura e amore. Robertino ha ritrovato la calma e ripone il mostro (la rabbia), diventato ormai piccolino, in una scatola blu. Robertino si affaccia dalla sua camera e si rivolge al suo papà, con tono più disteso e amorevole, desideroso di ritornare a tavola: “Papà è rimasto un po’ di dolce?”.

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La rabbia in questa storia è immaginata e rappresentata dall’illustratrice come qualcosa al di fuori di sé: un mostro rosso che si anima ed esce fuori dal protagonista, come a rappresentare una parte sconosciuta che tenta di dominare la situazione. La rabbia è esattamente così, un sentimento travolgente e sconcertante per un bambino molto piccolo e necessita di alcune considerazioni e accorgimenti, che possiamo ritrovare anche nelle parole del terapista familiare S. Biddulph, per essere compresa e gestita, sia dagli adulti che, di conseguenza, dai bambini:

  • Se osserviamo nel bambino atteggiamenti poco cortesi e gentili, non utilizziamo la “strategia” del papà della storia, non mandiamolo via cercando di evitare il problema, ma al contrario prestiamo attenzione a ciò che sta accadendo, ai bisogni e alle ragioni che il bambino vuole comunicarci.
  • È importante fermarsi a parlare e discutere, aiutare il bambino ad esprimersi e a manifestare ciò che vuole, accettare il suo stato di inquietudine senza rifiutarlo o reprimerlo.
  • La parola e l’ascolto sono le basi per riuscire a comunicare col bambino e per non lasciarlo solo con il suo caos interiore, pronto ad esplodere senza alcun contenimento.
  • I genitori devono dare l’esempio ovviamente, cercando loro, prima di tutto, di esprimere a parole i loro stati di rabbia, senza perdere il controllo attraverso gesti ed episodi violenti.
  • Parlare di ciò che si prova, esprimersi è fondamentale per quel che riguarda tutte le emozioni che ci contraddistinguono, ma per la rabbia, senza dubbio, questo vale ancora di più.

 

di Roberta Favorito