Un mondo di domande: i primi quesiti dei bambini, piccoli filosofi
Alla fase delle domande e dei “perché”, la psicologa Silvia Veggetti Finzi, insieme alla giornalista, specializzata nelle tematiche dell’età evolutiva, Anna Maria Battistin, nel loro ricchissimo volume A piccoli passi | Oscar Mondadori, dedicano ampio spazio, facendo conoscere quel mondo e inoltrandosi nella curiosità sempre aperta del bambino, sempre piena voglie, una su tutte, la più potente e stimolante: la voglia di scoprire, di indagare su tutto. La loro mente vuol espandersi e allargare gli orizzonti, emergere sempre di più e tentare di entrare a far parte della conoscenza, con passione e vivacità.
“A piccoli passi”: le domande della mente filosofica
Le Autrici parlano del bambino che ha una “mente filosofica”, ancora piccolo e senza parole, è in grado di porsi domande su svariate tematiche: amore, vita, nascita e morte, cerca delle verità su ciò che vede e gli accade ogni giorno, ad esempio osserva la forma del cibo, della frutta che ha in tavola e si chiede il “perché”, o per meglio dire i tanti “perché”. Sono davvero molti i quesiti, per via della naturale propensione dei bambini a capire e comprendere, proprio come i grandi filosofi di ogni epoca.
Il bambino, come sottolineano anche le due autrici, si interroga ma non a tutto sa dare risposte da solo. Ovviamente, c’è troppo intorno a lui e ha bisogno di un supporto, di chi gli dia risposte convincenti e sincere: ha necessità di essere ascoltato e vuole attenzione dai genitori.
Accade, però, che spesso genitori si lamentino di questo parlare incessantemente e chiedere… chiedere, così da mettere in secondo piano tutte le sue domande e curiosità, pensando che siano poco utili, talvolta anche poco serie. Invece, i genitori devono prendere sul serio tutto quanto gli viene chiesto, senza ironia o con aria “boriosa”, di chi non ha voglia di ascoltare. Il bambino è tutt’altro che in “modalità giocosa”, ci tiene davvero e ama ascoltare i discorsi degli adulti, è consapevole che quanto gli verrà riferito potrà apportare un vero senso di soddisfazione:
- perché saprà di aver avuto del tempo da spendere con chi ama, un tempo dedicato e costruttivo;
- perché avrà capito alcune cose, dando modo al suo mondo interiore di essere riempito con un altro piccolo tassello di conoscenza.
Curiosità e voglia di conoscere
I bambini vogliono conoscere e hanno tanta voglia di sapere, ma hanno anche bisogno di comunicare con i genitori.
Abbiamo detto che c’è quindi una fase di piena vitalità intellettiva del bambino, tra i due e i quattro anche cinque anni circa, in pieno sviluppo intellettuale, in cui tutto ciò che vuole è sapere, curiosare e capire, soddisfare i tanti “perché” e diventare sempre più sicuro di sé. Tutto ciò però è anche un modo per comunicare qualcosa ai genitori; cioè, la sua travolgente maniera di porre domande, tante, infinite, è anche una modalità speciale per veicolare dei messaggi, far arrivare alcuni segnali alla mamma ed al papà, che da parte loro devono mostrare e avere pazienza, forza d’animo, amore tanto e tempo buono da dedicare.
Le domande del bambino
Assodato, dunque, che i bambini vogliono comprendere il mondo che li circonda e hanno una gran sete di sapere, desiderano conoscere cosa vedono e vivono, vediamo cosa si “cela” dietro alle loro curiosità, che cosa vogliono “dire” realmente ai loro genitori:
- Il bambino, oltre alle domande classiche, quelle con cui vuole conoscere la vita e i suoi accadimenti, chiede spesso anche: “Ma tu mi vuoi bene?”, ciò vuol dire solo una cosa: il bimbo è in cerca di coccole e rassicurazione, vuole sentire di essere importante.
- Il bambino vuole essere “visto e sentito”: le domande incessanti ed infinite sono una “scusa” per stare a parlare con la mamma ed il papà, per un tempo lungo, da dedicare assolutamente alle chiacchiere, allo stretto contatto.
- In ultimo, ma è sì la prima ragione per cui i bimbi fanno numerose domande, il bisogno e forte desiderio di SAPERE. Vogliono conoscere come tutto funziona ed esiste, e il miglior modo per un genitore di sostenerlo in questa fase è sicuramente non spegnere la voglia di indagare ed esplorare; cercare quindi di rispondere il più possibile e al meglio.
LE DOMANDE SONO TANTE E DIVERSE: COME RISPONDERE AL BAMBINO
L’impegno richiesto ai genitori, in questa fase della crescita del bambino, è senza dubbio fatto di: molta pazienza, tempo libero e tantissimo amore. Vediamo qui seguito, sempre con il contributo del testo delle due autrici e professioniste succitate, un elenco di comportamenti e atteggiamenti, modalità di approcci che dovrebbero avere i genitori verso i figli di una età compresa tra i due anni e i cinque circa:
- Non cercare di spiegare tutto e con un’esattezza quasi scientifica, il dettaglio non serve soprattutto al bimbo più piccino; risposte concise e chiare sono preferibili.
- Occorre poi lasciare spazio alla loro immaginazione, senza rivelare tutto, devono essere liberi di spaziare con la fantasia, affinché non smettano di investigare e porsi altri quesiti, coltivando sempre il piacere di chiedersi “perché” e la gioia della scoperta.
- Far trasparire le emozioni, quelle vere e sincere; troppe parole, precise e poco sentite non aiutano il bambino; ha solo bisogno di sensazioni e sentimenti veri. Parlare con il cuore è la prima cosa.
- Parlare apertamente vuol dire far capire al bambino che può rendersi partecipe di tutto, che la vita lo sta accogliendo a pieno con il sostegno di mamma e papà.
- Mostrare pacatezza e comprensione è altrettanto importante: mettere quindi il bambino a proprio agio, senza lasciar intendere che si ha fretta di lasciare il discorso.
- Se si preferisce rimandare ad altri momenti della giornata il dialogo, comunicare chiaramente col bimbo, senza timori e con onestà. Con la stessa onestà, dichiarare quando un concetto risulta complicato o quando non si sa come rispondere, così il bambino saprà che anche la sua mamma e il suo papà hanno delle incertezze e che forse non è poi così grave!
a cura di Roberta Favorito