LE PRIME BUGIE DEI BAMBINI: QUANDO ACCADE, COMPRENDERE PERCHÉ
Attraverso alcune riflessioni della terapeuta della famiglia e giornalista Nessia Laniado, cerchiamo di comprendere la fase della crescita in cui i bambini cominciano a dire le primissime piccole bugie. Non è automatico o necessariamente un momento che tutti i bambini affrontano, assolutamente nulla è certo che avvenga, perché bisogna sempre tenere a mente che è una abitudine o atteggiamento solitamente supportato da esempi intorno a sé; da quello che il bambino “legge” nelle parole e nelle azioni, nei modi di comportamento dei propri genitori, delle figure a lui più vicine e care, senza escludere il ruolo delle educatrici, le maestre/maestri, che sono parte integrante e formativa di tutti bimbi.
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Perché i bambini dicono le bugie?
Certamente è da escludere l’assunto che il bambino sia “cattivo”, impertinente o furbo; negando il fatto, omettendo di raccontare l’accaduto, con una o più bugie, cerca soltanto di difendere la sua intenzione, che è immune dall’ essere pensata ed elaborata appositamente per ingannare l’adulto. Il bambino non ha ancora sviluppato abilità cognitive e mentali tali da permettergli l’imbroglio. Infatti, come spiega Nessia Laniado, nel suo volume Il grande libro del bambino, almeno fino ai 6 anni, circa, le bugie neanche possono essere chiamate così, perché nella realtà si tratta solo di pura fantasia, storie inventate, della tipica immaginazione dei bambini più piccoli.
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Alcune motivazioni possono spingere i bambini ad utilizzare le “bugie”, vediamo quali:
- Prima di tutto, non vogliono essere rimproverati.
- Vogliono evitare punizioni o castighi, cercando anche di sfuggire al controllo degli adulti.
- Infine, non vogliono dare dispiaceri ai genitori, deludendo le loro aspettative.
I genitori devono preoccuparsi realmente, se il bambino comincia abitualmente ad inventare storie, a dire bugie con una certa frequenza; quello senz’altro è sintomo di un disagio, che il bambino manifesta creando delle realtà alternative, volendo sfuggire a ciò che veramente non lo fa sentire bene.
BUGIE INFANTILI: COME DEVONO AGIRE I GENITORI
Anche il noto pedagogista e formatore, Daniele Novara, nel suo libro Urlare non serve a nulla. Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita, afferma che un bambino, almeno fino ai sei o sette anni, circa, non ha alcuna “intenzionalità” quando dice una bugia, mancando di pensiero astratto, non arriva ad agire come cita nel suo esempio:”(prendere ad esempio dei soldi dalla tasca dei pantaloni di un adulto per comprare qualcosa che i genitori hanno negato rifiutandosi di ammettere la verità nel momento in cui si viene scoperti)”. Dopo i 7 anni potrebbe accadere, sempre secondo Novara, ma è più possibile che la bugia continui ad essere soltanto un modo per cercare di difendersi dalle punizioni e dai rimproveri di mamma e papà.
Cosa fare
Dunque, un genitore dovrebbe cercare sempre, per far sì che quanto descritto sopra avvenga il meno possibile, di assumere alcuni semplici comportamenti (Decaloghi per genitori responsabili e consapevoli) nei riguardi del proprio figlio:
- analizzare e capire a fondo il problema.
- Ascoltare, comprendere ragioni e desideri del bambino.
- Attraverso la comprensione dei suoi desideri, si potranno accogliere alcune richieste, senza necessariamente negare categoricamente, evitando quindi di creare nel bambino il bisogno di difendersi, dopo una “infrazione” alle regole.
- Concedere un dolce o anche di utilizzare un oggetto “vietato” è fattibile, senza mai dimenticare di far capire che non sempre è possibile avere o poter far tutto.
- In ultimo, ma certamente non per ordine di importanza, essere un esempio, dare l’esempio: i genitori non dovrebbero utilizzare ricatti o piccole bugie per ottenere qualcosa dal bambino; dovrebbero poi mostrare un comportamento onesto e sincero, emozioni vere in grado di comunicare che sbagliare è umano, che si può imparare dall’errori e che anche gli adulti ne commettono.
Cosa NON fare
Daniele Novara afferma, con fermezza e convinzione, nel libro succitato: “È molto più efficace concentrarsi sulla ricerca delle ragioni di quanto sta accadendo che accanirsi sul colpevole”. Ecco la prima cosa da fare per andare incontro ad un bambino, per farlo sentire amato, nonostante tutto (“la marachella”), per cercare un’unione e un sano chiarimento.
Vediamo qui di seguito, anche con l’aiuto della giornalista Nessia Laniado, alcuni atteggiamenti sbagliati, ciò che non contribuisce a sostenere e rafforzare il rapporto tra adulti e bambini:
- Innanzitutto, i toni accusatori e colpevolizzanti, le umiliazioni gratuite sono utili solo allo sfogo amaro del genitore ma il bambino non si sentirà accolto e accettato e sarà portato a ribellarsi, soprattutto se si vedrà umiliato di fronte ad altre persone.
- L’aggressività, le offese ripetute e la rabbia verso il bambino lo condurranno a ripetere gli stessi atteggiamenti e a conoscere in maniera malsana il sentimento della rabbia.
- Additare il bimbo come “bugiardo o cattivo” lo indurrà ancora di più a nascondersi dietro le sue fantasiose descrizioni, invenzioni di realtà diverse, certamente non smetterà di mentire.
- Troppe domande “indagatorie/inquisitorie” (perché, come, chi, quando, dove, in che modo…) lo faranno sentire senza dubbio in colpa e troverà, con la bugia, un modo per evitare un sentimento così pesante da sostenere.
- Anche le continue minacce di punizioni lo faranno ricorrere più spesso alle bugie, per poter sfuggire alle conseguenze.
- Infine, far finta di nulla, facendo credere al bambino che sia normale dire bugie, supportando silenziosamente il suo comportamento. Se le minacce o i rimproveri sono atteggiamenti controproducenti, anche “lasciar correre” non è esattamente quanto di più corretto per interrompere l’abitudine alla bugia; il bambino, sentendo i suoi genitori dalla sua parte, non avrà motivo di smettere.
a cura di Roberta Favorito
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