L’arte dell’assertività: imparare a farsi ascoltare e ubbidire
Quando accade ogni giorno di non riuscire a farsi ascoltare e farsi ubbidire, e tutto ciò diventa una routine tra quelle non proprio più consone a costruire la serenità familiare ed un sano sviluppo psico-evolutivo del bambino, succede che vengono ad alimentarsi dei comportamenti non esattamente costruttivi, che contribuiscono ad innescare solo meccanismi estremamente complicati e difficili da districare e risolvere.
Steve Biddulph e “Il segreto dei bambini felici”
Steve Biddulph, già noto terapista familiare, nel suo testo Il segreto dei bambini felici — TEA Libri, elenca una serie di atteggiamenti errati del genitore verso il bambino, quindi assolutamente poco indicati se si vuole ottenere da quest’ultimo/a un minimo di disciplina; vediamo quali qui di seguito:
- Si tende a voler evitare la lite, l’insicurezza è costante e si diventa incerti e timorosi nell’ agire.
- Nella fase dell’incertezza, si prova a “convincere” il bambino ma, durante i tentativi, il bambino prova a prendersi più tempo e continua nella sua azione recalcitrante.
- Il discorso va per le lunghe e la discussione, lasciata troppo in balia del “gioco” del bambino, diventa sempre più insostenibile.
- È nell’ultima fase, dunque, che la pazienza inizia scarseggiare e il genitore, ormai privo di risorse ed emotivamente vulnerabile, utilizza parole denigratorie e maniere aggressive; umiliare il bambino è molto spesso l’ultima azione che prelude ad un momento pieno di caos e rabbia.
Dunque, situazioni davvero poco distensive che, se ripetute nel tempo, possono diventare sinonimi di una prassi e di consuetudine controproducenti per l’educazione dei propri figli. L’autore continua distinguendo tre momenti storici riguardo a quello che era, e che è oggi, il rapporto tra genitore e figli:
- Prima del XX secolo, si educava solo con le maniere forti, la violenza.
- A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, il bambino viene invece considerato all’opposto, “speciale” per cui diventa il “gioiello” di casa.
- Infine, al giorno d’oggi, dove si è più diffuso un equilibro tra un atteggiamento severo e uno più moderato, dolce; si è arrivati a comprendere di poter agire anche attraverso l’assertività.
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COSA VUOL DIRE ESSERE UN GENITORE ASSERTIVO
L’autrice del libro Facili da amare, difficili da educare, specializzata in psicologia dell’educazione, Becky A. Bailey, dedicando uno spazio alla spiegazione del concetto di assertività, afferma quanto segue: ”L’assertività deriva dal potere dell’Attenzione: concentratevi su ciò che volete che accada”. Essere assertivi non è un talento o una dote innata, soprattutto quando si diventa genitori: è un comportamento che bisogna apprendere, educare e allenare. Per questo, è importante che il genitore sappia e voglia mettersi in gioco cercando di imparare e seguendo consigli pratici e competenti; che non si appoggi solo a quanto sono le proprie esperienze e il proprio bagaglio interiore ma riesca, con una attenta autocritica, ad ammettere i propri limiti. In seguito, faccia ricorso a tecniche e metodologie educative in grado di agevolare l’interazione con il proprio figlio, allo scopo di migliorarne il rapporto e globalmente lo stile di vita familiare.
Apprendere l’assertività
La succitata autrice elenca una serie di atteggiamenti da praticare, se si vuole apprendere l’assertività; dunque, dei comportamenti che prediligano la calma, la fermezza e la risolutezza, vediamo quali:
- Mostrare rispetto per i propri figli, senza mortificazioni, e far rispettare regole e limiti imposti.
- Indicare scelte sì, ma chiare e soprattutto poche, tra le due al massimo tre, in modo tale da non permettere vie d’uscita.
- Esprimere i sentimenti non è assolutamente sinonimo di debolezza ma fa capire al bambino che è naturale provare emozioni anche quelle più complicate come la rabbia; quindi, far comprendere chiaramente il vostro disappunto senza addossare colpe.
- In ultimo, ma non meno importante, dare messaggi semplici e ben identificabili liberi da fraintendimenti, che siano fermi e decisi nel tono in cui vengono espressi. La titubanza, infatti, dà solo spazio alla presa di posizione del bambino. Attenzionare anche la corrispondenza e la coerenza con la comunicazione non verbale.
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COME INIZIARE A PRATICARE L’ASSERTIVITÀ
Secondo Becky Bailey, per praticare l’assertività bisogna innanzitutto “allenarla”. Essendo una speciale competenza che va acquisita col tempo, bisogna concentrarsi su quello che si vuole ottenere, sui limiti da imporre e su quelli da far rispettare nei propri confronti. La Bailey pone quindi l’assertività come imprescindibile per poter fissare dei paletti nei riguardi di se stessi ma anche per porre dei giusti confini nelle libertà dei propri bambini.
La psicologa spiega, attraverso dei semplici punti chiave, come prepararsi al meglio per ottenere i maggiori risultati educativi praticando, per l’ appunto, l’assertività, qui di seguito alcuni esempi chiarificatori:
- Ascoltarsi quando si parla con i bambini, capendo che tipo di linguaggio si sta utilizzando, evitando un atteggiamento ostile e delle frasi aggressive ed intimidatorie.
- L’attenzione è il punto centrale nella pratica dell’assertività; prima di fare qualsiasi richiesta, è fondamentale un contatto visivo col bambino, in modo tale che ci sia una comunicazione efficace anche non verbale.
- Laddove non sia avvenuto il contatto di cui sopra, non iniziare a parlare perché il bambino potrebbe essere distratto da altro, attendere di essere percepiti e notati.
- Una volta attirata l’attenzione, indicare con chiarezza ciò che si desidera che il bambino faccia, senza esitare o far trapelare incertezze.
- Informazioni nette, decise, chiare e poco confuse, naturalmente mai dai toni autoritari, sono le migliori istruzioni per farsi ascoltare e ubbidire dal bambino.
- Parlare sempre dei propri sentimenti, di ciò che si prova, incanala l’esatta attenzione del bambino su ciò che gli viene chiesto.
Concludo con una frase emblematica, davvero significativa al riguardo, che riporta l’autrice nel suo testo: “In una famiglia, in una comunità, in una democrazia, ogni persona deve imparare ad essere assertiva e a difendere i propri diritti senza calpestare quelli degli altri”.
a cura di Roberta Favorito
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