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“IL BAMBINO AMA L’ADULTO”

IL BAMBINO AMA L’ADULTO 1

“IL BAMBINO AMA L’ADULTO”

Esattamente così, come afferma la famosa pedagogista Maria Montessori:

Il bambino ama l’adulto: ciò deve essere presente nel nostro spirito.

Di questo concetto, e di molti altri, ci parla nel suo libro Il Bambino in Famiglia, che è una raccolta delle sue conferenze tenute a Bruxelles nel 1923.

Dedica un ampio spazio al sentimento puro del bambino, nel capitolo intitolato “Maestro d’amore”. Maria Montessori afferma e sottolinea più volte come il bambino è sensibile a tutto ciò che l’adulto dice e vuole essere ubbidiente. Il bambino ama i propri genitori infinitamente, desidera sentirsi accettato, apprezzato, compreso e amato così com’è. Il bambino non agisce mai per creare un disagio al genitore, come spesso si crede, basta pensare ai capricci e di come sono frequentemente interpretati in maniera errata dal genitore stesso, come un segno di sfida o con lo scopo di irritare o addirittura di fare un dispetto.

L’AMORE DEL BAMBINO DURANTE IL GIORNO

Come scrive Maria Montessori, l’amore che il bambino vuole dimostrare, durante la giornata, a volte viene frainteso:

  • al mattino, quando va vicino ai suoi genitori, accanto al letto, per svegliarli e salutarli, offrirgli il suo calore e vedere con loro la luce del mattino, ha un desiderio di coccole e abbracci, di sorrisi condivisi; supera il buio e le porte chiuse per farlo. Non vuole disturbare il sonno, ma la sua vicinanza dice, citando le parole utilizzate dalla Pedagogista: “Io non ti ho svegliato, ti ho dato solo un bacio!”. Un intento positivo e che dà un messaggio vitale, che è mattina ed è giusto accogliere insieme una nuova giornata.
  • Alla sera, quando è ora di andare a letto, quando chiede una storia o una canzoncina, una carezza in più, vuole solo la sua mamma o il suo papà ancora tutti per sé; anche questi non sono capricci, è solo amore vero!

IL BAMBINO CHE “INSEGNA” ALL’ADULTO: L’ESEMPIO DEL PICCOLO PRINCIPE

Se esiste un protagonista mai dimenticato, di un racconto eterno, che davvero esprime bene il valore dell’anima dei nostri bambini, è il “Principe” di un favola senza eguali: la meravigliosa storia del Il Piccolo Principe. In due capitoli del libro nel 21° e il 22°, l’autore Antoine De Saint -Exupéry riporta due dialoghi significativi, che sanno dare, con delle parole semplici ma profonde, il giusto apprezzamento al mondo interiore di un bambino:

  • alla fine del 21° capitolo, alcuni passaggi emblematici tra la Volpe e il Piccolo Principe:

“Addio” rispose la volpe. “Ecco il mio segreto: è molto semplice… Si vede bene soltanto con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
[…]
“È il tempo che hai dedicato a curare la tua rosa a renderla importante”.
[…]
“Gli uomini hanno scordato questa verità” proseguì la volpe. “Ma tu non scordarla mai”.

  • Alla fine del capitolo 22, invece, alcune frasi tra il Piccolo Principe e lo scambista dei treni:

Questi viaggiatori inseguono il primo treno?” domandò il piccolo principe.

“Non inseguono nulla” rispose lo scambista.

“Dentro ai vagoni, dormono o sbadigliano. Solo i bambini hanno il naso schiacciato contro il vetro del finestrino”.

“Soltanto i bambini sanno cosa cercano” osservò il piccolo principe. “Si prendono cura di una bambola di stracci, che per loro diventa importante, e se qualcuno gliela porta via piangono…”

“Sono fortunati, i bambini” disse lo scambista.

IL BAMBINO  “MAESTRO DI VITA” 

Alba Marcoli, psicologa, autrice del libro Il bambino perduto e ritrovato scrive:

“Un bambino è una grande scuola di vita”.

Come non darle ragione, e interpretare alcune delle frasi più significative del Piccolo Principe, come quelle succitate, un vero e proprio insegnamento per gli adulti. Il bambino sa aggiungere valore ai pensieri, osserva con una prospettiva differente e unica (“il naso schiacciato contro il vetro del finestrino”), si adatta a ciò che gli accade, non si scoraggia e sprigiona positività. In ultimo, ma non per importanza, perché è la prima delle capacità straordinarie di un bambino: sa dare valore alle piccole cose, all’essenza (”L’essenziale è invisibile agli occhi”), considerando importante il contenuto, e non la forma (”la bambola di stracci”), il sentimento donato (“È il tempo che hai dedicato a curare la tua rosa a renderla importante”). Alba Marcoli parla del bambino definendolo “spinta vitale”, che spesso aiuta i propri genitori nei momenti meno facili della vita.

LA STORIA DELLA PRINCIPESSA LUMINA: QUANDO UN BAMBINO SI FA CARICO DEI PROBLEMI DEGLI ADULTI

Proprio in riferimento al concetto di “spinta vitale”, del bambino come stimolo per genitori nei momenti più duri della vita, Alba Marcoli, nel testo precedentemente citato, riporta un piccolo racconto scritto da una bambina di nove anni di nome Silvia; una storia che fa riflettere su come un bambino/a dallo spirito vivace, positivo e incoraggiante, possa incupirsi, sopportando il peso dei problemi degli adulti:

La Principessa Lumina

“C’era una volta una principessa che quando passava per la città riscaldava l’anima a chiunque la vedesse. Solo che un giorno si ammalò, la luce che c’era in lei si spense e dopo numerose ricerche scientifiche capirono che la malattia era causata dagli uomini che le avevano rubato la luminosità usandola in malo modo, sperperandola in giro e così capirono che gli uomini stavano diventando cattivi, e che solo la potenza del sole e delle stelle poteva guarirli dalla loro cattiveria; solo che loro non potevano chiedere la luminosità a loro e quindi andarono da un mago molto saggio che gli diede il rimedio giusto su una pergamena che diceva:
la principessa
dovrà girare
per la città con
una candela
di fosforo così
riacquisterà la
sua luminosità.

E così fecero. La principessina riacquistò la sua luminosità e gli uomini tornarono quasi del tutto buoni. BISOGNA DARE LA LUMINOSITÀ AGLI ALTRI COME LA PRINCIPESSA LUMINA”.

Il bambino non ama vedere i propri genitori infelici, fa di tutto, quindi, per sostenerli, così le loro pene diventano le sue; non dà a vederlo, come afferma l’autrice A. Marcoli, ma dentro sé intanto tutta la sua “luce”, la sua vitalità si spegne, soffre in silenzio. Bisogna osservare questi comportamenti e, come genitori/educatori, prestare attenzione a non far assolvere al bambino un ruolo che non gli compete; evitargli assolutamente eccessive ed inutili preoccupazioni.

a cura di Roberta Favorito