Baby-talk: cos’è e come favorisce lo sviluppo del bambino
Cos’è il Baby-talk?
Il baby-talk, conosciuto anche come “motherese” o, in ambito accademico, come “infant-directed speech” (letteralmente “discorso rivolto all’infante”), è quel particolare modo di parlare che viene utilizzato quando ci si rivolge a un neonato o a un bambino piccolo.
Si tratta di una vera e propria “lingua”, con regole e caratteristiche proprie: un ampio uso di onomatopee e ripetizioni, un ritmo del discorso cantilenante, una tonalità di voce più alta, lunghe pause tra una frase e l’altra, strutture sintattiche più brevi e semplici, e così via. La peculiarità di questo linguaggio è che si manifesta in modo del tutto automatico. Non serve, infatti, insegnarlo o spiegare a una madre che cos’è e a cosa serve: lei inizierà a usarlo istintivamente appena si troverà davanti al suo bambino.
Nel corso del tempo, a causa della sua natura così particolare, il baby-talk è diventato un vero e proprio oggetto di studio da parte di psicologi evolutivi e pediatri. Nello specifico, la maggior parte delle ricerche si è concentrata sugli effetti di questo modo di parlare sullo sviluppo emotivo, cognitivo e linguistico dei più piccoli.
È stato osservato, infatti, che la voce materna e l’uso del baby-talk ha un effetto calmante sul bambino e genera un’attivazione nelle zone del cervello preposte all’elaborazione delle emozioni.
Gli effetti del baby-talk sull’attivazione cerebrale del bambino
Un esperimento condotto nel 2014 nel reparto di neonatologia di un ospedale giapponese ha indagato proprio questo “potere speciale” del baby-talk, osservando il modo in cui il cervello dei neonati reagiva allo stimolo della voce materna. L’esperimento ha coinvolto 20 madri, a cui è stato chiesto di leggere due volte ad alta voce un brano tratto da una favola: una prima volta immaginando di rivolgersi a degli adulti e l’altra immaginando di leggerla al proprio bambino.
I 20 neonati sono stati osservati durante il sonno, tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI), mentre ascoltavano i due brani registrati dalle madri: com’è stato verificato, durante l’ascolto del brano letto in baby-talk il flusso cerebrale del bambino era più alto rispetto al momento in cui veniva proposta la versione letta con voce “standard”.
Gli effetti del baby-talk sullo sviluppo cognitivo e linguistico del bambino
Nel 2015, un team di ricercatori americani ha pubblicato un articolo dedicato agli effetti del baby-talk sullo sviluppo delle capacità cognitive e linguistiche sul bambino, raccogliendo ed evidenziando i principali risultati osservati nel corso di diversi studi.
Come dimostrato dallo studio giapponese, fin dalla nascita i bambini mostrano una netta preferenza verso l’infant-directed speech rispetto all’adult-directed speech. Tuttavia, è stato osservato che, a causare questa preferenza (e i conseguenti effetti positivi sullo sviluppo), sembrerebbero essere soltanto alcune caratteristiche specifiche del baby-talk: in particolar modo, la gestualità, le espressioni facciali e le emozioni positive espresse dal tono di voce. È stato notato, infatti, che nel caso di discorsi pronunciati da madri depresse, che non riescono a le espressioni facciali esagerate, i toni allegri e le emozioni positive tipiche del baby-talk, i bambini mostrano meno interesse e hanno meno probabilità di impegnarsi nell’apprendimento necessario per lo sviluppo del linguaggio.
Inoltre, le caratteristiche intonative esagerate del baby-talk aiutano il neonato a comprendere le proprietà strutturali degli enunciati e forniscono informazioni su come il discorso si costruisce. In questo modo, il baby-talk influenza positivamente la capacità di organizzazione e di memoria nei più piccoli.
Infine, il baby-talk sembrerebbe avere effetti anche sui bambini un po’ più grandi (a partire dai 21 mesi), soprattutto in riferimento all’apprendimento di nuovi vocaboli. È stato osservato, infatti, che l’uso dell’infant-directed speech permette anche ai bambini di imparare parole nuove che, se pronunciate con voce adult-directed non vengono elaborate e registrate correttamente, e che, in generale, ricordano meglio le parole che hanno sentito pronunciare in baby-talk.
Per approfondire
Il tema del baby-talk e dei suoi effetti sullo sviluppo cognitivo e linguistico del bambino è approfondito negli studi citati nell’articolo:
- Yoshi-Taka Matsuda, Kenichi Ueno, Kang Cheng, Yukuo Konishi, Reiko Mazuka and Kazuo Okanoya, Auditory observation of infant-directed speech by mothers: experience-dependent interaction between language and emotion in the basal ganglia, Front. Hum. Neurosci., 10 November 2014, https://doi.org/10.3389/fnhum.2014.00907
- Roberta Michnick Golinkoff, Dilara Deniz Can, Melanie Soderstrom, Kathy Hirsh-Pasek, (Baby)Talk to Me: The Social Context of Infant-Directed Speech and Its Effects on Early Language Acquisition, Current Directions in Psychological Science Volume: 24 issue: 5, page(s): 339-344, 9 October 2015, https://doi.org/10.1177/0963721415595345
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