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La lettura delle favole: i sacri scrigni dei bambini

La lettura delle favole: i sacri scrigni dei bambini

Se per noi adulti le emozioni sono spesso difficili da gestire e capire, figuriamoci per un bimbo tra i due e sei anni circa, tutto è indecifrabile e sconosciuto. Al bambino, quindi, occorrono delle idee, delle strategie per gestire tutto ciò che prova nel suo mondo interiore e ha bisogno di ordinare e distinguere ogni singola emozione che gli si presenta per la prima volta; nello specifico, parliamo delle emozioni primarie: rabbia, gentilezza, paura, coraggio, tristezza e felicità. Tutte questi sentimenti, spesso nei bambini si sovrappongono e risulta loro molto difficoltoso poterle scinderle, capirle, e quelle più complicate, gestirle.

La favola, la lettura delle fiabe diventa un mezzo efficace per comprendere la sfera emotiva dei nostri bambini, e poter rendere loro un valido sostegno, affinché possano acquisire la consapevolezza di ciò che provano, diventando sempre più sicuri di sé, affinando molte delle potenzialità che acquisiranno nel tempo.

Le favole parlano un finissimo linguaggio, molto comprensibile ai bambini, parlano di loro e si rivolgono a loro con delicatezza anche affrontando tematiche non semplici, la favola cura le angosce dei nostri bimbi e li aiuta anche ad affrontare le loro piccole e grandi paure quotidiane, anche incubi che possono preoccuparli e renderli frustrati.

Il “potere” delle favole

Ci parlano del potere delle favole, due autori come Paola Santagostino, psicologa e psicoterapeuta, “Guarire con una fiaba. Usare l’immaginario per curarsi”, e Bruno Bettelheim, psicoanalista che, nel suo testo: “Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe“, sottolinea più volte come l’ascolto della favola, da parte del bambino, possa risultare terapeutico, soprattutto nel semplificare emozioni più intricate come la paura. Come afferma l’autore, il ripetuto ascolto di una fiaba, che spesso sarà la stessa richiesta dal bambino, provocherà in lui un effetto calmante , un piacere quasi inconsapevole che toccherà il suo inconscio , riuscendo a far affrontare una emozione o più sentimenti a lui  poco chiari, risulterà una evoluzione psichica che darà al bambino la possibilità di superare le avversità di ogni giorno, le sue preoccupazioni e le angosce, placherà le sue ansie. Non per ultimo, la lettura delle fiabe darà al bambino competenze come: memoria, attenzione, ascolto, comprensione.

Come creare una storia sulle emozioni 

Non serve poi molto per creare una storia semplice, che sappia parlare al cuore bambino, al suo mondo interiore, una favola che possa fungere da specchio dell’anima del nostro bambino, che colga gli aspetti di se stesso, quelli meno chiari e che sia in grado di  decifrare i pensieri e le emozioni difficili che, molto spesso, accompagnano la crescita di nostro figlio; occorre che riesca a riconoscere una parte di sé, o anche più parti, in ciò che si narra, nei personaggi che vivono nella storia. Allora, sarà lì che scatterà qualcosa, anche se inizialmente, attraverso le prime letture, sarà solo un piccolo lumino acceso a livello inconscio, con le successive letture, appositamente richieste dal bambino, avverrà una maturazione tale che favorirà, nel nostro piccolo fruitore delle favole, sempre più consapevolezza dei suoi sentimenti. 

  • Sarà anche necessario creare una storia che sia ambientata nei suoi luoghi familiari e sicuri. 
  • Importante che abbia, come andrò qui di seguito ad illustrare, protagonisti che lo rendano partecipe e lo coinvolgano il più possibile (giocattoli, animali, personaggi fantastici ecc.).
  • Non dimentichiamo che, durante l’esposizione, il variare del tono della voce, sottolineando il più possibile la diversità dei personaggi, sarà fondamentale per potenziare al meglio la comprensione delle diverse emozioni, e del loro differente mutare nel corso della stori.

Un esempio di favola: descriviamo i personaggi e i loro caratteri 

“C’era una volta…

in una bellissima casa, una grande stanza piena di giocattoli, di tutti i tipi e di ogni grandezza. Fra i tanti però, solo quattro avevano un potere magico, quello di parlare…. 

Erano esattamente: un trenino dal carattere solare e spavaldo, una bambola molto timida, un allegro e vispo pagliaccetto ed infine una piccolissima macchinina sempre molto arrabbiata….

Il trenino era formato da cinque vagoni dai colori più sgargianti e luminosi: verde, giallo, arancione, rosso ed infine fucsia…. Stava sempre sui suoi binari circolari per terra…girava, girava in tondo senza mai stancarsi di farsi ammirare e guardare dagli altri e faceva di tutto per mettersi sempre al centro dell’attenzione con i suoi super-sbuffi…. 

Poi sull’ultimo scaffale proprio nell’angolino, quasi vicino al soffitto e dietro le altre, se ne stava lì seduta una bellissima bambola, molto timida ed introversa, che ammirava dall’alto le prodezze del trenino colorato…aspettando forse un giorno di riuscire a poter parlar con lui 

Dentro poi al baule dei giochi vi erano gli ultimi due protagonisti, l’allegro e vispo pagliaccetto che non stava mai fermo e si rotolava, rideva e faceva mille acrobazie…e sotto, sotto invece, sommersa dagli altri giocattoli, c’era la macchinina più piccola di tutte che, sempre arrabbiata, si lamentava di non riuscire mai ad uscire, continuando a dare spintoni a tutti gli altri giochi….

 

La favola continua… il nucleo della storia 

… Un bel giorno i destini di questi quattro personaggi si incrociarono: il trenino, in una delle sue tante peripezie e giri per la stanza, ad un certo punto fermò il suo sguardo sull’angolo in alto dell’ultimo scaffale e fu colpito da una bambola fino a quel momento mai notata, perché proprio nascosta dietro le altre e seduta all’angolino.

Anche la bambola ricambiò il suo sguardo, accennò un lieve sorriso ma poi di colpo abbassò gli occhi…

Il trenino a quel punto, incuriosito, decise di chiamarla e così si rivolse a lei:

“Ciao, chi sei? Sei nuova di questa stanza? Non ti avevo mai vista”.

La bambola, all’inizio un pochino restia a rispondere, alla fine prese parola e disse con la voce fioca:” No, sono qui da molto tempo e da molto tempo ti osservo e ammiro quel che fai…”. 

Il magico “the end” delle fiabe: l’evoluzione dei personaggi

… Il trenino, allora, che capì la timidezza di quella bambola, con la sua spavalderia fece la prima mossa dicendo: “Ma perché adesso non vieni giù e facciamo amicizia? Mi piacerebbe conoscerti e giocare con te”.

La bambola, a quel punto arrossita ma contenta di quell’invito, rispose: “Va bene, sono felice che tu me l’abbia chiesto, grazie mille, ora scendo”. Ed insieme al trenino, la bambola uscì dal suo nascondiglio e dalla sua timidezza, contenta e fiera della sua nuova e bella amicizia…

… Ma che fine hanno fatto nel frattempo la macchinina e il pagliaccetto?

Anche i loro destini si incrociarono….

 In uno dei suoi tanti momenti di giochi e allegria, il pagliaccetto un giorno udì degli stranissimi rumori provenire dal fondo del baule, allora decise di capire cosa fossero e si tuffò nella catasta dei giochi…. Arrivato giù ma proprio giù, scoprì che una minuscola macchina era alle prese con calci e spintoni verso gli altri giochi…

Allora il pagliaccetto gli chiese: “Ma cosa fai? Perché stai spintonando tutti, con quell’aria arrabbiata?”.

E La macchinina:” Sono stufa di stare qua giù…perché sono la più piccola…”.

Il pagliaccetto:” Non preoccuparti, stai tranquilla che ti aiuto io…dai e 1,2, e 3… e via, vieni su con me”.

 Così i due uscirono dal baule in tutta fretta, ma la macchinina era ancora molto arrabbiata…e disse:” Ma sono sempre piccola e questa cosa non mi piace…”.

Il pagliaccetto:” Ma che dici? Tu, in mezzo a tutti questi giochi, sei unica nel tuo genere…nessuno è come te e puoi andare dove vuoi…e intrufolarti dappertutto, vedi? Io, per esempio, non riesco ad entrare in questo tubo pieno di dolci, tu invece sì…perché sei piccola ed agile, beata te…”.

 A quel punto la macchinina cambiò la sua espressione arrabbiata e si fidò delle parole di quel buffo pagliaccetto, che l’avevano rincuorata……e fu così, allora, che con l’aiuto del suo nuovo amico, ritrovò l’allegria persa e un nuovo modo di stare in mezzo agli altri…”.