Il massaggio è una modalità di comunicazione intima e profonda che può essere pensata come una lunga e consapevole carezza che ha lo scopo di rafforzare la relazione tra il genitore e il bambino.
Il massaggio del bambino è una tradizione molto antica e fortemente radicata in tante culture del pianeta come parte della care neonatale; in tempi recenti è stata importata anche nel mondo occidentale, dove si sono osservati i grandi benefici che arreca al piccolo.
Dipingere è un’attività divertente e molto stimolante che può essere svolta già intorno ai 12 mesi di vita. Mentre pennelli e matitoni saranno più facili da maneggiare dopo i due anni, in età di asilo nido possiamo usare i colori a dita e invitare il bambino a usare mani e piedi (ma talvolta anche i capelli!) per produrre le sue opere d’arte.
Il latte della mamma è l’alimento ideale per il cucciolo d’uomo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di:
La pelle del neonato è delicatissima e alla sua cura dedichiamo attenzioni quotidiane per detergerla, idratarla, proteggerla.
I prodotti in commercio sono moltissimi, promettono risultati eccellenti e possono avere costi più o meno importanti. Ma è sempre necessario acquistare creme, cremine e lozioni specifiche?
Decisamente no, dato che già nelle nostre dispense troviamo tutto ciò che può essere necessario.
Pazienza, dedizione, attenzione e grandissimo impegno sono certamente requisiti imprescindibili per chi desidera lavorare con i bambini; ma bastano certe caratteristiche personali a fare di una passione una professione?
Ovviamente no.
Ci preoccupiamo moltissimo di come nutrire il nostro bambino: ci assicuriamo che il nostro latte sia sufficiente a farlo crescere bene, selezioniamo attentamente i cibi durante lo svezzamento, controlliamo il menù del nido e domandiamo chi rifornisce la mensa scolastica perché riconosciamo che alimentarsi bene permette di crescere bene.
Dopo i primissimi mesi di vita, i genitori iniziano a programmare – e spesso con ingiustificate ansie – lo “svezzamento”: questa parola, per la verità sempre meno amata perché prefigura l’idea del seno della mamma o del biberon come un “vizio” da eliminare, indica l’introduzione di cibi complementari al latte (materno o artificiale che sia) che rimarrà comunque l’alimento prevalente per il primo anno di vita del bambino.
Imparare a parlare non significa soltanto imparare a riprodurre parole.
Lo sviluppo del linguaggio è infatti l’ultima tappa di un percorso molto articolato e complesso che prevede:
I primi sorrisi, le prime parole, i primi passi… I neogenitori vivono con trepidante attesa il l’inizio di queste fasi, in alcuni casi persino con ansia quandoil raggiungimento di determinate tappe evolutive sembra tardare ad arrivare.
La fine del congedo di maternità e il ritorno al lavoro impongono alla famiglia una nuova organizzazione per delegare l’accudimento del bambino quando la mamma si assenta.
Nonni, tata, asilo nido: qual è la scelta più giusta?