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Inserimento alla scuola primaria: il passaggio verso l’autonomia

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Inserimento alla scuola primaria: il passaggio verso l’autonomia

Dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria rappresenta per il bambino un importante passo verso l’autonomia, la responsabilità e il mondo “dei grandi”. Molti bambini si approcciano a questo cambiamento con curiosità, orgoglio ed entusiasmo: è l’occasione di stringere nuove amicizie, imparare cose nuove, mettersi alla prova e diventare sempre più capaci di auto-gestirsi e “farcela da soli”.

A sei anni, il bambino possiede infatti tutte le competenze necessarie ad affacciarsi al mondo in modo indipendente. Ha sviluppato una buona padronanza della capacità motoria, della coordinazione visuo-spaziale, delle capacità visive ed uditive, del linguaggio, è in grado di formulare associazioni simboliche, mantenere l’attenzione e la concentrazione. Inoltre, è capace di controllare la propria istintualità, ha consapevolezza di se stesso e degli altri e inizia a sperimentare il piacere che deriva dall’apprendimento e dalla scoperta.

Tuttavia, è bene ricordare che si tratta di una fase molto delicata, in cui il bambino si trova immerso in un nuovo contesto, dove è chiamato ad affrontare richieste più impegnative non solo dal punto di vista didattico ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale e relazionale. Se, infatti, a questa età la maggior parte dei bambini ha già sviluppato le capacità necessarie a entrare in relazione con gli altri e a rispettare le regole di buona educazione e di convivenza civile, è vero, altresì, che alla scuola dei “grandi” dovrà confrontarsi con una classe più numerosa di bambini, con i bambini delle altre classi, con più insegnanti diversi e con tutte le altre figure presenti, a vario titolo, all’interno del contesto scolastico.

Ingresso alla scuola primaria: le possibili difficoltà

Una volta entrati alla scuola elementare, i bambini devono prendere familiarità con un nuovo modo di stare a scuola, che consiste sia in nuove attività (es: lezione frontale, compiti, esercizi) sia in una nuova struttura della giornata scolastica, che alterna momenti di gioco a momenti di ascolto, di riflessione e di lavoro di gruppo o individuale.

L’approccio con questa nuova realtà può far sentire il bambino confuso e spaesato e, soprattutto nei primi tempi, può capitare che le difficoltà di adattamento del piccolo si manifestino sotto forma di fenomeni regressivi (ossia azioni  e comportamenti tipici di bambini di età inferiore) o di sintomi legati all’ansia (ad esempio risvegli notturni, tic facciali o enuresi). 

Questi episodi hanno, solitamente, una durata temporanea e la loro frequenza e intensità tende a diminuire col tempo, fino a scomparire del tutto una volta che il bambino si è abituato al nuovo ambiente scolastico e si sente a suo agio nel contesto classe. Tuttavia, se queste manifestazioni permangono o peggiorano nel tempo, è opportuno prestarvi particolare attenzione, in quanto potrebbero rappresentare un campanello d’allarme che segnala la presenza di un disagio più profondo.

Come comportarsi e cosa evitare

Per favorire un inserimento positivo alla scuola elementare e per superare i momenti di difficoltà e di ansia, per il bambino è importante, innanzitutto, che i genitori si mostrino tranquilli e rilassati. Infatti, i piccoli interiorizzano le paure e le preoccupazioni degli adulti e, di fronte a parole o comportamenti poco incoraggianti possono manifestare in prima persona il senso di sfiducia che gli viene trasmesso dai propri genitori.

È opportuno, quindi, rivolgersi al bambino sempre in modo aperto e positivo, mostrando un atteggiamento di fiducia nei confronti delle nuove opportunità di apprendimento, d’interazione sociale e di crescita personale che la scuola primaria può offrire. 

Cosa fare

Innanzitutto, prima dell’inizio dell’anno scolastico è bene incoraggiare il piccolo e farlo incuriosire accennando alle novità che lo aspettano nella scuola dei “grandi”.

Una volta iniziate le attività scolastiche, invece, è importante prestare attenzione agli eventuali segnali di disagio e difficoltà, e invitare il bambino a condividere le proprie esperienze e sensazioni. Fare domande come “com’è andata a scuola?” “cos’avete imparato oggi?” è certamente utile, ma se il bambino sembra chiudersi e non vuole rispondere, un modo migliore per coinvolgerlo è quello di raccontare per prima cosa come si è trascorsa la propria giornata e, solo dopo, chiedergli di fare altrettanto.

Cosa evitare

La prima cosa da non fare, invece, è “preparare” il bambino proponendogli esercizi di lettura e pre-scrittura: infatti, a meno che il piccolo non dimostri una spontanea curiosità (che è giusto assecondare), forzarlo potrebbe farlo sentire inadeguato, impreparato e spaventato rispetto alle richieste che dovrà affrontare una volta entrato a scuola.

Sono da evitare, inoltre, i commenti negativi su insegnanti e compagni di classe, che potrebbero mettere in “cattiva luce” l’ambiente scolastico nel suo insieme agli occhi del piccolo. Anche le preoccupazioni riguardo al rendimento scolastico e alle capacità del bambino (ad esempio, di lettura o di scrittura) devono essere tenute sotto controllo, soprattutto nei primi tempi: ogni bambino è diverso, ha i suoi ritmi e le sue attitudini, e allarmarsi perché non ha “ingranato” subito potrebbe suscitare in lui insicurezze e sensi di colpa che rischiano solo di peggiorare la situazione. Se si hanno dubbi o preoccupazioni, è sempre meglio rivolgersi all’insegnante per chiedere chiarimenti e rassicurazioni piuttosto che riversarle sul piccolo.