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Cosa sono veramente i “capricci”: alcune riflessioni

Cosa sono veramente i “capricci”: alcune riflessioni

Cominciamo con l’affermare che nessun bambino è “capriccioso”.

Il Capriccio non è assolutamente un dispetto, che per molti genitori è rivolto proprio a loro per cercare di creare scompiglio familiare o turbare gli equilibri. I bambini, soprattutto molto piccoli, non sono guidati affatto da questo tipo di propositi.

I bimbi sono solamente tanto bisognosi, quello che si chiama impropriamente “capriccio” è solo la richiesta di poter soddisfare alcune necessità ed è una modalità di espressione per cercare di farlo capire ai propri genitori. Manifestano dei bisogni e non dei vizi e non fanno assolutamente dispetti; il bambino ha chiaro dentro di sé quel che vuole e testa, tramite il pianto, quanto è forte il volere del papà o della mamma, quanto i limiti imposti siano reali e forti.

Il bambino, dopo i due anni, prova e misura come affermare se stesso, la sua personalità si crea e mette le basi per iniziare la sua fantastica avventura tra gli adulti. Mette in discussione ciò che i genitori scelgono per lui, ma l’intento di farsi ascoltare è sempre accompagnato dalla ricerca di sicurezza e fermezza, che cerca nelle reazioni e nelle risposte della mamma e del papà al suo comportamento, fatto di molti “no” bronci e piccole arrabbiature.

Come affermano la terapeuta della famiglia, nota giornalista Nessia Laniado e la psicologa Silvia Veggetti Finzi, entrambe autrici e collaboratrici del mensile sull’infanzia “Insieme”, dall’età di due anni inizia per il bambino una fase di crescita contraddistinta dai primi no e dalla prime prese di posizione, corrucciate e caratterizzate da quel broncio molto esplicito: lo sguardo arrabbiato è davvero tipico, il labbro inferiore ricurvo, spesso così buffo.

Vediamo quindi, le caratteristiche di tali atteggiamenti più nel dettaglio, di cui ci parlano che anche le due professioniste succitate (non tralasciando il contributo della giornalista Anna Maria Battistin, coautrice del libro “A piccoli passi”).

2 anni: l’età del broncio e i primi “No”

Il broncio diventa, per il bambino di due anni, una modalità di comunicazione muta, un ossimoro a pensarlo e descriverlo, ma esattamente così, cerca di esprimere e comunicare il suo volere e le sue necessità, rimanendo però chiuso e provocando ancor più disagio che attraverso le normali crisi di pianto.

Se una forma di protesta di opposizione è muta, non manca di certo quella più palese ed esplicita con i suoi primissimi “no”. Il bambino che raggiunge i 2 anni di età si trova di fronte a sé e si percepisce come una persona che non è la mamma o il papà; ovvero, il bisogno di loro c’è sempre ma al contempo sente una forza interiore che prova ad uscire ed affermarsi con le sue volontà ed i suoi bisogni. La sua autonomia diviene sempre più concreta, perché è anche la fase in cui acquisisce più libertà col camminare, esplora l’ambiente in piena consapevolezza e con grande curiosità. Autonomia nel movimento equivale quindi anche a cercarla nei bisogni e nel linguaggio; con i no prova a creare “rotture” per testare tutto ciò che c’è intorno sia certo, vuole conferme sulla sicurezza. Non manca poi di vedere cosa può ottenere e verso chi può provare a farlo, spesso col genitore più “debole” meno autorevole e più facile a lasciarsi impressionare da queste manifestazioni.

Bizze, capricci, bronci, pianti disperati, e magari gesti eclatanti come il buttarsi a terra, battere i piedi, diventano la forza del bambino di due anni, ma sta sempre al genitore evitare che tutto possa essere presentarsi sempre con più frequenza. Gli adulti non sono le “vittime”, ma hanno il sacrosanto dovere e la responsabilità, laddove ci sia costanza e applicazione di alcune semplici accortezze, consigli pedagogici, di prevenire e/o fermare gli episodi spiacevoli; ma anche comprendere le ragioni delle crisi di opposizione dei propri bambini.

Prevenire i capricci è possibile

Il primo passo per risolvere situazioni spiacevoli, in cui i capricci e crisi oppositivi sono sempre più frequenti, è capire come tutto può essere  prevenuto  attraverso l’applicazione di piccole regole e divieti e limiti, alla base dell’educazione infantile “Allenare” i genitori nel compito più difficile: limiti e responsabilità – (assistenteperinfanzia.it).

Come affermano Silvia Veggetti Finzi e la giornalista Anna Maria Battistin, l’importanteè che ci sia equilibrio: il bambino deve avere dei limiti e dei confini da rispettare, degli “spazi” in cui saper cosa fare e come esprimere, senza nulla togliere alla sua personalità, certamente deve essere libero di manifestare le proprie volontà ma senza forti opposizioni o crisi di rabbia Crisi di Rabbia nei Bambini: affrontarle senza opporsi – (assistenteperinfanzia.it); coltivando la consapevolezza che la sua libertà è intatta pur mentendo saldi i confini e i limiti imposti dai genitori.

Anche secondo Nessia Laniado, le regole e limiti sono alla base di una educazione intenta ad evitare la manifestazione di eclatanti capricci o scenate isteriche.

 Il bambino definito “capriccioso” è in realtà in cerca protezione e null’altro, chiede fermezza e limiti chiari che diano un contenimento, rassicurandolo. Ha bisogno di sentire la mamma ed il papà convinti e forti della loro volontà. Una volta trovato tutto ciò, oltre a mettere le basi per un futuro rispetto di altri tipi di regole, non sentirà più la necessità di esprimersi in maniera così conflittuale e a tratti teatrale.

Qualche utile consiglio per arginare i capricci

Parlando di “teatralità” o “effetto teatrale”, mi riferisco alle tipiche reazioni di grande effetto, di quei bambini che spesso sono gli stessi che non hanno ricevuto da parte dei propri genitori la giusta impartizione di regoline. Molti gli esempi da citare: gettarsi a terra per strada, rotolarsi, anche correre e scappare dentro i negozi affollati, urlare in luoghi pubblici e battere i piedi a terra con forti crisi di pianto, sono tutte tipiche provocazioni per tentare di attirare l’attenzione, alla ricerca di un contenimento significativo e risposte decise.

Il genitore in questi casi ma anche in altre situazioni critiche, laddove non abbia ancora stabilito ed imposto dei limiti chiari, deve assolutamente provare le seguenti azioni, di cui ci parla Steve Biddulph Casa (stevebiddulph.com)nel suo libro “Il segreto dei bambini felici”:

  • La fermezza fisica molto spesso è necessaria per bloccare il bambino, alla fine poi abbracciarlo forte a sé per fargli capire sì la forza nel contenerlo, ma anche la stessa nel tenerlo stretto a sé, per dimostrare affetto e presenza.
  • Laddove si vive una situazione stressante, tentare di modificarla al meglio, o eliminarla: provare ad immaginare il disagio del bambino che fa i capricci, cercando una soluzione al caso per lui, considerando i suoi bisogni infantili, venendo incontro alle sue ragioni.
  • Se non si vuole dover sempre sottostare al “capriccio”, pensare di non cedere in ogni occasione difficile, tenere il punto, mostrando convinzione.
  • Dopo i capricci, passato il momento critico, mai far finta di niente, parlare al bambino delle vostre emozioni e delle sue è importante, cercare di comprendere le sue ragioni ma esporre anche le vostre con calma e amore.

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A cura di: Roberta Favorito