Giocare nel fango? Ai bambini fa benissimo
Difficile crederci eppure più di una ricerca conferma che giocare nel fango, sempre con le dovute precauzioni, fa bene al sistema immunitario dei nostri bambini.
Lo sanno bene gli educatori e le assistenti che lavorano negli asili nel bosco e nei centri estivi, sparsi su tutto il territorio italiano. In inglese è chiamata Outdoor Education, in italia si parla di Pedagogia del bosco o Pedagogia Viva. I vantaggi delle attività all’aria aperta sono indiscutibili, oltre che tremendamente spassosi per i più piccoli.
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Cosa sono i Mycobacterium Vaccae
Una ricerca dell’Università di Bristol conferma che l’esposizione ai germi buoni del terreno, insieme all’esposizione alla luce, attiva un gruppo di neuroni che producono la serotonina, l’endorfina che regola l’umore e stimola allegria e benessere. Ecco che il tipico ciaf ciaf nelle pozzanghere non è mai stato così allettante.
Se giocare nel fango rinforza le nostre difese, un ambiente troppo pulito espone i piccoli a contrarre più facilmente allergie, malattie come l’asma e altri problemi respiratori. Invece i batteri presenti nei terreni delle fattorie non industriali, nei cortili e nei giardini degli asilo, ad esempio, contribuiscono persino alla flora intestinale dei bambini.
L’importanza del gioco come approccio pedagogico e attività multisensoriale è approfondito in alcuni corsi online disponibili sulla piattaforma igeacps.it. In particolare, suggeriamo i seminari gratuiti online L’importanza del gioco nel bambino, Imparare Giocando e Il Metodo Montessori.
Giocare nel fango migliora le capacità sensoriali
Rotolarsi, pasticciare, scavare sono tutte attività motorie che permettono ai più piccoli di essere fisicamente attivi e migliorare le proprie capacità sensoriali. La vista, il tatto e l’olfatto sono stimolate dal mix di colori, dalla consistenza (freddo, viscido, molle, ecc.) e dagli odori di terra ed erba bagnata.
Senza contare che i bambini a quel punto sono troppo impegnati, per farsi distrarre dai dispositivi elettronici. Stanno facendo qualcosa che solitamente gli è “proibito” ed è infinitamente divertente.
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Creatività e relazione
Giocare nel fango e un pò come giocare al mare con la sabbia, solo che nel secondo caso è un pò più semplice per le mamme, costrette a pulire tutto. Ecco quindi che il bambino può immaginare e creare qualsiasi cosa, assemblando la terra con le foglie e i rametti che magari raccoglie in giardino.
Chi non ha mai costruito un piccolo ponte di legno, creato polpette di fango o piste di sabbia per giocare a biglie?
Ma le stesse attività possono essere fatte anche in gruppo, più aggiungerne di nuove: rincorrersi, saltare, tuffarsi ed esprimere tutta la propria energia ed entusiasmo. Sono esperienze che i bambini ricorderanno per tutta la vita.
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Il rapporto con la natura
Giocare nel fango è solo uno degli aspetti relativi a questo tipo di esperienza, fuori dall’ordinario. Privilegiare il contatto dei piccoli con la natura e soprattutto attraverso di essa è un vero e proprio approccio formativo.
Il bambino è un essere sensoriale e nessun ambiente potrà mai eguagliare le possibilità che gli offre un ambiente selvatico. Per certi aspetti ha molto in comune con la pedagogia montessoriana, perché permette ai piccoli di sviluppare la propria autonomia, avere maggiore consapevolezza di se stessi, delle proprie attitudini e dei propri bisogni.
[…] a livello scientifico si comincia a parlare di patologie legate al “deficit di natura” – Richard Louv L’Ultimo bambino dei boschi – in un contesto in cui alcune attitudini innate del bambino quali la fantasia, l’immaginazione e la creatività sono mortificate, in cui la curiosità viene imprigionata da rigidi schemi costruiti dall’adulto ed in cui tutto sembra ruotare intorno all’aspetto cognitivo rilegando in un cantuccio l’importanza della relazione e delle emozioni.
Affermano Giordana Ronci e Paolo Mai, educatori di uno degli asili nei boschi più conosciuti e attivi in Italia.
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Insomma, copriamoci bene e portiamo i bambini fuori a giocare!
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