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Jesper Juul e la “famiglia competente”: il rispetto tra adulti e bambini

Jesper Juul e la “famiglia competente”: il rispetto tra adulti e bambini

Jesper Juul (1948-2019), noto terapeuta familiare, ha scritto moltissimi libri, tradotti in più lingue, per professionisti e genitori. È stato capo di una scuola europea per genitori chiamata Family -Lab.

Lo stesso autore parla e definisce la famiglia come “Famiglia Competente”, ovvero un nucleo formato da genitori con caratteristiche ben precise: competenti per decisionalità e responsabilità verso i propri figli; un nucleo familiare capace di considerare le personalità diverse e complesse di ogni componente. Anche il bambino viene messo al centro, fatto partecipe e protagonista insieme alla mamma ed il papà, come afferma proprio Juul: “Il bambino è un centro attivo di competenze”. Relativamente al termine competenza, che ritorna spesso nelle sue teorie, Juul scrive proprio un libro, divenuto poi bestseller, “Il bambino è competente”: il bambino secondo l’autore nasce competente e non è affatto un soggetto passivo che subisce, anzi, l’invito dell’autore è quello di concentrarsi sulla sua personalità sui suoi bisogni e le necessità, collaborando e instaurando un rapporto di scambio e crescita emotiva, orientando il futuro verso la creazione di un saldo e sano legame familiare e poi col mondo circostante.

L’autore, attraverso i suoi libri e i suoi studi, propone affetto e partecipazione da parte di tutti i membri della famiglia, nessuno escluso e senza sottovalutare nulla. Cerca di sostenere il ruolo genitoriale attraverso consigli ma senza dei dettami netti e precisi; sicuramente sottolinea l’importanza della pedagogia e di una sana educazione, conoscendo e divenendo sempre più competenti, soprattutto attraverso il Rispetto come base imprescindibile per poter collaborare nella costruzione quotidiana della famiglia.

Il dialogo e il confronto: le basi del rispetto reciproco

Con il termine rispetto, Jesper Juul intende parlare di un fondamento senza il quale non potrebbe esistere un gruppo familiare basato sui giusti valori. Rispetto come considerazione di ogni membro familiare, come ascolto reciproco e vicinanza, senza dimenticare limiti e responsabilità.

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 L ’autore considera il rispetto tra adulti e bambini come valore intrinseco nella parola Famiglia, anche e soprattutto quando si parla di conflitti, che nella normalità quotidiana possono presentarsi e sono spesso inevitabili tra componenti di una stessa famiglia. Il conflitto fa maturare e crescere ma alla base deve esserci un forte rispetto gli uni per gli altri. Confrontarsi durante un conflitto sano significa essere vicini, significa poter e dover attendere che il bambino, in un primo momento poco intento a collaborare con ciò che gli viene chiesto, riesca poi in un secondo momento, aspettando e concedendo dei giusti spazi, ad accettare ed accogliere quanto proposto dai genitori: magari dei minuti, o anche qualche ora, insomma lasciando del tempo per riflettere, senza essere manipolato o costretto, evitando così dei conflitti estenuanti e sicuramente poco fruttuosi.

Anche la negoziazione ed il dialogo sono parti fondanti, insieme al confronto, di un rapporto familiare basato sul rispetto. Abbiamo sottolineato come l’autore dia estrema importanza al pensiero, alla volontà e ai i bisogni di ogni membro familiare, bambino /i compresi, di come tutto sia basilare per la formazione di un sano equilibrio, a cui tenere sempre in maniera attenta. Parlare, discutere e dialogare contribuiscono al benessere tra genitori e figli perché, proprio per la diversità dei desideri, servono riflessione e del tempo utile ad esprimersi e capirsi. Occorre, soprattutto ai bambini, essere presi sul serio e considerati nei bisogni, il che non vuol dire assecondare o “viziare”, ma far incontrare, sempre tra regole, limiti e responsabilità, le parti in opposizione tra confronto e dialogo, ascoltando le voci e i pensieri di tutti.

Il dialogo e non solo: altri comportamenti utili al genitore

Jesper Juul, dopo aver affrontato la tematica del dialogo e del proficuo confronto tra adulti e bambini come base di un profondo rispetto e come risoluzione ai conflitti, tratta, nel suo testo “Bambini con le spine”, altri tre punti altrettanto importanti, tre modi di pensare ed approcciarsi per gestire situazioni complesse.

La curiosità: durante un vero dialogo e uno scambio libero di emozioni e pensieri, mettersi in “ascolto” del bambino, cercando di capirlo attraverso la curiosità più pura, scevra da pregiudizi e da idee precostruite. Una curiosità che mette il bambino a proprio agio e che lo colloca in una posizione diversa da quella di un “interrogato”.  Far aprire un bambino è più semplice, se nel genitore coglierà la parte più vulnerabile e sensibile, quella parte che sa anche di poter sbagliare e che guadagnerà la sua piena fiducia.

L’interesse: se non è necessario e anzi controproducente “l’interrogatorio”, ovvero una infinità di domande che spesso il bimbo più piccolo neanche capisce e magari quello più grandi tende a rifiutare per riservatezza, è invece costruttivo rivolgersi al bambino con interesse, attraverso delle affermazioni personali e magari piccole domande, instaurando un dialogo aperto al quale il bambino parteciperà con serenità perché non sarà troppo sotto pressione.

Il riconoscimento: con questo termine, l’autore si riferisce alla capacità di intuire e comprendere lo stato d’animo del bambino, ovvero all’Empatia.

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Parlare di riconoscimento vuol dire riuscire a “mettersi nei panni dell’altro”, e farlo con le giuste parole è indispensabile, fornire quindi un delicato sostegno in un momento difficile, attraverso frasi del tipo:” Capisco come ti senti, non deve essere facile quello che stai passando”.

Queste parole saranno sicuramente di estremo aiuto, il bambino si sentirà capito e tenderà ad aprirsi con meno riserve.