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Lo sviluppo dell’identità di genere nel bambino

identità di genere

Lo sviluppo dell’identità di genere nel bambino

Con lo sviluppo delle prime competenze socio-cognitive e relazionali, il bambino inizia a costruire già nella prima infanzia una “idea” di sé, una propria identità personale e sociale, che include anche -e sin dalla tenera età- la componente dell’identità di genere.

Infatti, attraverso il confronto con i pari e con gli adulti che fanno parte della sua vita, il bambino inizia gradualmente a identificarsi sulla base delle proprie caratteristiche personali condivise con gli altri (come bambino in contrapposizione agli adulti, come maschietto in contrapposizione alle femminucce, come moro in contrapposizione ai biondi, ecc.), ossia a sentirsi parte di un “gruppo sociale”, che lo porta a riconoscersi in persone simili a sé e distinguersi da persone diverse da sé.

Cos’è l’identità di genere

L’identità di genere è il senso di appartenenza che un individuo prova nei confronti del genere maschile, femminile o non binario. Si tratta di un concetto ben distinto da quello dell’orientamento sessuale, cioè il genere verso cui un individuo prova attrazione sessuale, e può essere diversa da quella espressa dal sesso biologico

Il sesso biologico, ovvero quello assegnato alla nascita, infatti, dipende dalla connotazione fisica di un individuo (attributi sessuali, patrimonio genetico, quadro ormonale), mentre il genere si riferisce alla sfera psicologica, emotiva e sociale dell’individuo.

Quando l’identità di genere combacia con quella del sesso determinato alla nascita, l’individuo viene definito “cisgender” (ad esempio, una persona con attributi maschili che si identifica nel genere maschile). Quando, invece, l’identità di genere è diversa da quella assegnata alla nascita, l’individuo viene definito “transgender” (ad esempio, una persona con attributi maschili che si identifica nel genere femminile, in nessun genere oppure in entrambi).

Quando si parla di persone transgender, infatti, non ci si riferisce esclusivamente a persone che hanno un’identità di genere opposta al proprio sesso biologico (da maschile a femminile e viceversa), ma anche a persone che hanno un’identità non binaria, ovvero che sentono di appartenere a nessun genere (agender), ad entrambi i generi (bigender), oppure ad uno o più generi in momenti diversi, in modo “fluido” (genderfluid).

Quando si forma l’identità di genere

Sebbene la costruzione dell’identità di genere avviene gradualmente e si stabilizza, solitamente, durante l’adolescenza, Il bambino inizia a prendere consapevolezza del concetto di “genere” e “ruolo di genere” già a partire dalla primissima infanzia.

Identità di genere

  • Attorno ai 18 mesi, è cosciente che le persone si distinguono in due “gruppi” e inizia a differenziare maschi e femmine. 
  • A circa 2 anni e mezzo, è capace di distinguere i due “ruoli di genere”, ovvero l’insieme delle caratteristiche esteriori e comportamentali che identificano il genere maschile o femminile, ad esempio descrivendo quali sono le attività solitamente svolte da maschi e femmine.
  • Alla fine del secondo anno di età, è in grado di stabilire la propria appartenenza all’uno o all’altro sesso.
  • Dal terzo anno: identificano il sesso di un altro bambino basando il proprio giudizio su elementi evidenti come il taglio di capelli e i vestiti.

Stabilità di genere

  • Attorno ai 3-4 anni, i bambini comprendono che il sesso di un individuo rimane stabile nel corso della vita e sono in grado di determinare, ad esempio, se da grandi saranno maschi oppure femmine. Tuttavia, la loro idea di genere è strettamente ancorata a caratteristiche esteriori e superficiali (es: abbigliamento, trucco, lunghezza dei capelli ecc.), quindi tendono a rispondere affermativamente a domande del tipo: “se un bambino ha i capelli lunghi/porta la gonna è una femminuccia?”.

Coerenza di genere

  • Attorno ai 5-6 anni, il bambino prende coscienza del fatto che il genere di un individuo è indipendente dal suo aspetto o dal suo comportamento. Comprende, quindi, che anche al variare di caratteristiche esteriori (es: una bambina che taglia i capelli corti o un bambino che li porta lunghi) il genere non cambia.

La varianza di genere

La varianza (o “non conformità”) di genere consiste nella discrepanza tra il genere assegnato alla nascita e il genere in cui si riconosce un individuo. In età evolutiva, la varianza di genere non è rara e può manifestarsi già a partire dai 2-4 anni di età. 

Il bambino può, ad esempio, esprimere il rifiuto verso abbigliamento e accessori tipicamente associati al proprio sesso biologico e manifestare una preferenza verso quelli che considera come appartenenti al genere opposto. Può prediligere comportamenti, attività e giochi culturalmente legati all’altro genere e rifiutare di praticare quelli comunemente considerati appropriati per il proprio.

Inoltre, può non riconoscersi nel genere associato al proprio sesso biologico, esprimere il desiderio di essere del genere opposto o affermare che da grande sarà del genere opposto, mostrando, quindi, un comportamento atipico rispetto ai coetanei nelle fasi, precedentemente descritte, di sviluppo di “identità di genere”, “stabilità di genere” e “coerenza di genere”.

È bene tenere presente che nei bambini la fluidità di genere è piuttosto comune e questi comportamenti possono avere esiti variabili in età adulta. Solitamente, circa il 15-30% dei bambini che manifestano un’organizzazione atipica dell’identità di genere durante l’infanzia la mantiene in età adulta, mentre, nei restanti casi, durante la fase puberale l’identità di genere si sviluppa e stabilizza in modo tipico.